Provincia
A Cetraro il presidio Libera “maggiore impegno nell’educare le coscienze”
Si è riunito ieri il Presidio Libera “Lucio Ferrami”, per discutere dei gravi episodi criminali che da diverso tempo si registrano nel territorio dell’alto Tirreno cosentino
CETRARO (CS) – Libera insieme a rappresentanti del Partito Socialista e Italia Viva, dell’Associazione “Visioni” e del “Laboratorio di idee Riformista” hanno svolto un’attenta ed approfondita analisi della situazione territoriale dalla quale sono emersi alcuni nodi problematici tra cui la totale sfiducia da parte dei cittadini, causata da una permanente assenza dello Stato che sembra aver abbandonato il territorio al suo destino. Si è ribadito che a poco serve la presenza temporanea di un consistente numero di Forze dell’Ordine che solitamente accade come reazione immediata a gravi episodi criminali, come l’attentato a colpi di pistola all’auto del comandate della Stazione dei CC di Cetraro.
A tal proposito è emersa l’urgenza e la necessità di vedere rafforzata la presenza dei Carabinieri mediante la Tenenza promessa da un decennio e mai realizzata, nonostante l’edificio è già stato predisposto con notevole impegno di risorse economiche. Mancanza dovuta anche a causa di cavilli burocratici davvero risibili. Chi denuncia qualsiasi forma di reato che non rientra in quelli di carattere amministrativo particolarmente attenzionati dalla Magistratura locale, non trova risposta alcuna. Molti cittadini hanno l’impressione che, paradossalmente, i delinquenti siano gli Amministratori pubblici, non chi fa uso di armi in modo indiscriminato, ricorre alla violenza nei locali o in pubblica piazza, si diverte a distruggere le telecamere, minaccia e calunnia in vario modo.
La recente sentenza della Suprema Corte di Cassazione del processo Frontiera, ha evidenziato ancora una volta una scarsa capacità da parte degli Organi inquirenti di penetrare e leggere con attenzione le diverse e mutate logiche ‘ndranghetiste, con l’applicazione costante di un sommario ragionamento: “data la presenza della cosca storica di Muto tutto dev’essere necessariamente riconducibile a lui”.
Nel corso del confronto, inoltre, è emerso il solito “nanismo intellettuale” e culturale che fa trincerare dietro a presunti valori, che ci si guarda bene di enucleare o per mera ignoranza, oppure per timore che quegli stessi valoriai quali ci si appella, hanno come logica conseguenza una presa di posizione netta di denuncia e di presenza necessari per ogni serio percorso educativo. Quest’ultimo, necessita di attenta osservazione delle mutate realtà territoriali, dell’approfondimento attraverso studi e ricerche mai approssimative o che si accontentino semplicemente di opinioni e pettegolezzi diffusi su Facebook, dove ogni tanto ci si affaccia con qualche vago pensiero per timore di un confronto aperto e franco che puntualmente viene evitato per timore che emergano argomentazioni “vuoti di tutto e pieni di nulla”.
Il Presidio, infine, ha molto apprezzato il messaggio del vescovo, mons. Bonanno, che ha inteso indirizzare alla recente iniziativa promossa dal Comitato anti ‘ndrangheta Martorelli/Losardo: “i recenti fatti di cronaca accaduti a Cetraro, ci riportano agli anni in cui uomini come Giannino Losardo resistevano alle pressioni mafiose fino a perdere la vita. Su gran parte dell’alto Tirreno cosentino si stanno registrando episodi di violenza criminale che per le modalità in cui vengono perpetrati fanno pensare ad una origine o mentalità mafiosa che destano non poca preoccupazione (…).
Anche per questo occorre maggiore impegno nell’educare le coscienze, affinché venga debellata una volta per tutte, ogni forma di omertà e di disimpegno sociale che contribuisce ad arrestare tale necessario percorso”. Ulteriori apprezzamenti sono stati formulati nei confronti della Conferenza Episcopale Calabra che, nella sua ultima nota pastorale dal titolo “No ad ogni forma di mafie!”, ha inteso individuare le linee guida per un “sentire e agire comuni del clero, dei consacrati e dei fedeli laici delle Diocesi di Calabria”.
Tra queste “linee guida”, vengono proposti una serie di “percorsi di catechesi per tutte le età della vita, che diventino “una prassi corale, quotidiana e capillare”. Per tale ragione, occorre che i catechisti abbiano una formazione specifica “capaci di parlare non soltanto ai bambini ma anche agli adulti, e che così come sanno parlare di Dio sanno anche parlare di peccato sociale e di liberazione della storia e dell’uomo nella sua totalità”. Si è deciso di rafforzare la presenza del Presidio su tutta la costa tirrenico-cosentina ed una serie di iniziative che verranno poste in essere già a partire da questo mese di aprile.

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