La morte di Mariangela e del suo bimbo: 2 rinvii a giudizio. Archiviata la posizione di 9 medici

COSENZA – Svolta nel caso Colonnese, la donna di Longobardi morta, con in grembo il suo bambino, il 20 agosto 2020 nel reparto di Ginecologia dell’Annunziata di Cosenza.  Secondi i medici legali, incaricati dal pubblico ministero Domenico Frascino la 37enne Mariangela Colonnese poteva essere salvata. Durante la camera di consiglio dello scorso 3 ottobre vi è stata la discussione dei difensori dei sanitari indagati: C. G., A.P., R.P., S. M., C. C., S.C., I.M., R.A., M.A. che hanno sostenuto l’estraneità dei loro assistiti ai fatti contestati. Oggi il Gip di Cosenza, la dottoressa Benigno, ha archiviato il procedimento per nove dei medici inizialmente indagati prosciogliendoli ampiamente. Nel  collegio difensivo dei sanitari prosciolti tra gli altri gli Avvocati Francesco Chiaia, Nicola Carratelli, Ornella Nucci, Francesco Guido. Per gli altri sanitari invece il processo continua e resta anche il punto interrogativo sulle posizioni di due sanitari: sono ancora da valutare per l’archiviazione. Due invece le richieste di rinvio a giudizio con ulteriori accertamenti su uno dei medici coinvolti. 

La storia di Mariangela

Mariangela Simona Colonnese si era presentata in ospedale a Cosenza lamentando forti dolori addominali. La 34enne, originaria di Longobardi, vomitava da giorni e i medici avrebbero collegato questo evento con lo gravidanza in corso. Dopo essere stata sottoposta ad un primo trattamento terapeutico era stata dimessa. Ma, dopo essere tornata a casa la donna continuava ad accusare forti dolori addominali e per questo, insieme al marito decise di tornare in ospedale dove venne ricoverata. Qui, il suo quadro clinico si sarebbe complicato. Mariangela muore, con in grembo il suo bambino, il 20 agosto 2020 nel reparto di Ginecologia dell’Annunziata di Cosenza. Il marito e i familiari della donna hanno presentato denuncia alla polizia che ha fatto scattare l’inchiesta della Procura. La famiglia Colonnese è difesa dall’avvocato Fiorella Bozzarello.