Area Urbana
Inchiesta Reset, Mimmo Talarico: “credibilità perduta, ora Manna si dimetta”
Assemblea pubblica di Attiva Rende: “Municipio frequentato da soggetti vicini alla criminalità organizzata. Difendiamo la trasparenza delle istituzioni”
RENDE – “Cosa succede, cosa succede in città? C’è qualche cosa, qualcosa che non va”. La voce roca di Vasco Rossi è sparata a tutto volume da una grande cassa sistemata in piazza Fratelli Bandiera a Commenda. La canzone dà il titolo all’assemblea pubblica organizzata dall’associazione Attiva Rende che in consiglio comunale (tra i banchi dell’opposizione, s’intende) è rappresentata da Mimmo Talarico. Lui compie un veloce sopralluogo e si dilegua: “Vado a casa a mettere una camicia e torno subito”.
Anna Laura Orrico arriva (anzitempo) col suo zainetto in spalla. Siccome non trova nessuno che le faccia gli onori di casa, se ne rimane per un poco in disparte. La deputata del Movimento 5 Stelle non tergiversa e, senza che ci sia molto bisogno di insistere, inizia a dire chiaramente come la pensa sull’inchiesta Reset della Distrettuale antimafia di Catanzaro: “La solita commistione tra istituzioni locali e criminalità organizzata. Rimettiamo la questione morale al centro della vita politica oppure facciamo finta di niente?”. Quindi, si allontana per rispondere a una telefonata.
Timidamente, una dopo l’altra, le sedie di plastica bianca sistemate a semi cerchio nella piazza che piace tanto ai rendesi vengono occupate. Daniela Ielasi, storica attivista di Filorosso, dopo essersi accertata che il microfono funzioni bene, richiama alla memoria l’inchiesta della procura di Cosenza contro i “sovversivi” della cosiddetta rete del sud ribelle: “Per esperienza personale, credo profondamente nella presunzione d’innocenza. I processi però durano anni e questa città non può vivere nel dubbio tanto a lungo”.
Marina Simonetti, per quanto la riguarda, ritiene addirittura superfluo vestire di continuo l’abito del garantismo: “Ormai è un dato assodato. Come la terra che gira intorno al sole”. Ma anche l’orbita terrestre, si sa, è destinata a mutare. Con delle conseguenze. “Abbiamo il diritto di difendere la trasparenza delle nostre istituzioni – puntualizza la presidente di Attiva Rende – gli atti dell’amministrazione Manna sono irrimediabilmente adombrati dalle accuse formulate dalla magistratura”.
Mimmo Talarico chiede a Marina Simonetti di non dilungarsi ulteriormente e guadagna la scena: “Negli ultimi anni, il Municipio è stato frequentato da soggetti legati alla criminalità organizzata. Emerge dalle indagini. Ce n’è a sufficienza affinché il sindaco Manna abbandoni la sua poltrona, restituendo a Rende la serenità e la credibilità perdute”. Il Laboratorio civico prima ancora che l’assemblea cittadina iniziasse, aveva già replicato a Talarico (“Non si chiedono le dimissioni di chi è ancora soltanto indagato. Proprio tu che in un vortice giudiziario ci sei finito dentro, lo dovresti sapere”). Riavvolgiamo il nastro: 2014. Inchiesta Rimborsopoli. La Procura di Reggio Calabria accusa Mimmo Talarico di aver utilizzato fondi pubblici a scopo personale.
Il consigliere di Attiva Rende non ci sta e respinge il paragone: “La mia posizione fu archiviata e comunque, nel frattempo, io sospesi la mia attività politica”. Poi confessa: “Nel mio passato ho commesso errori politici, alcuni dei quali anche molto gravi. Ma non ho mai accettato i voti della criminalità organizzata”. Altri (invece) lo avrebbero fatto? “Che in campagna elettorale Manna e i suoi abbiano frequentato soggetti strani e vicini alla criminalità organizzata, è un fatto assodato. Non c’è bisogno che ce lo dica Gratteri”.
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