Calabria
Cortei non autorizzati, indagato: “non erano contro le misure anticovid”
La precisazione arriva da Domenico Cortese, uno dei 54 indagati dalla Questura di Catanzaro per le manifestazioni non autorizzate: “Si trattava di proteste contro lo smantellamento della sanità”
 
																								
												
												
											CATANZARO – “Come diretti interessati (essendo presenti nella lista degli indagati) ci teniamo a precisare e sottolineare che le manifestazioni in oggetto avevano come obiettivo protestare contro lo smantellamento della sanità pubblica, contro il piano di rientro sanitario, contro la mancanza di tutele sul lavoro e contro il “caporalato legalizzato” costituito da fenomeni come i tirocinanti della PA”. A scriverlo è Domenico Cortese che precisa dunque come “i cortei non contestavano le misure anti-Covid varate dal governo. Questa è probabilmente una ricostruzione fantasiosa di alcune agenzie di stampa”.
“A prescindere dal merito delle accuse, ci permettiamo di sottolineare, piuttosto, il problema politico che esiste nel fare passare – da parte delle istituzioni – per criminali coloro che protestano contro lo smantellamento della sanità e dei diritti sociali, e non chi questo smantellamento lo mette in atto. Reprimere chi dissente è un delitto, soprattutto in un momento in cui, per via dello strapotere delle clientele padronali locali e dei boiardi della sanità privata, la democrazia elettorale è solo formale e, per via dei ricatti dei capitali privati che finanziano la spesa pubblica, è vietato ad un governo, anche, “democraticamente eletto”, fare politiche sociali”.
“Dissentire, anche in forme vivaci, diviene un diritto politico nel momento in cui gli spazi di democrazia sostanziale sono ristretti e nel momento in cui le “regole” non sono implementate dallo stesso Stato che si arroga il diritto di processarci: il piano di rientro sanitario è anticostituzionale, come lo è la maggior parte dei contratti di lavoro in Calabria (situazione poco attenzionata da forze dell’ordine e organi di vigilanza), come lo è la situazione dei tirocinanti della PA. Ribadiamo, perciò, il diritto alla contestazione e la nostra accusa nei confronti di uno Stato che, ancora una volta, gestisce i problemi sociali come problemi di ordine pubblico”.
 
                         
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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