Area Urbana
Droga e telefonini in carcere con la complicità degli agenti. 26 arresti, anche a Cosenza
Oltre alla droga gli agenti corrotti facevano arrivare nelle celle telefoni cellulari o favorivano lo spostamento di detenuti all’interno della struttura
 
																								
												
												
											NAPOLI – Era gestita da detenuti, ma risultano convolti anche quattro agenti della polizia penitenziaria nell’indagine sulla piazza di spaccio scoperta nel carcere di Secondigliano a Napoli. Questa mattina i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Napoli, in collaborazione con il Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misura cautelare personale emessa dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – nei confronti di 26 persone tra detenuti e agenti.
Le accuse contestate sono, a vario titolo, associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti e corruzione per commettere atti contrari ai doveri d’ufficio. Secondo l’indagine i quattro gli agenti della Polizia Penitenziaria arrestati si sarebbero fatti corrompere per consentire l’introduzione dello stupefacente, di cellulari e anche per favorire lo spostamento dei detenuti all’interno della struttura carceraria di Poggioreale, anche agevolando la sistemazione di appartenenti al medesimo sodalizio nelle stesse celle.
L’operazione è stata eseguita in diverse carceri del territorio nazionale, dove nel frattempo erano stati trasferiti molti degli indagati. In totale sono stati effettuati 26 arresti tra Napoli, Frosinone e Salerno e presso le Case Circondariali di Napoli, Campobasso, Cosenza, Fossombrone (Pesaro e Urbino), Spoleto (Perugia), Voghera (Pavia), Saluzzo (Cuneo), Tolmezzo (Udine) e Trapani. L’indagine ha permesso di raccogliere plurime fonti di prova, anche a riscontro delle dichiarazioni rese da più collaboratori di giustizia, circa l’esistenza di una piazza di spaccio all’interno della Casa Circondariale di Napoli – Secondigliano, gestita da detenuti mediante il commercio di sostanze stupefacenti di vario tipo (cocaina, hashish e marijuana) introdotte nell’istituto penitenziario.
 
                         
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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