Calabria
Operazione “Dionisio”, Giuseppe Sicari torna in libertà
Accolto il riesame dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico del 34enne Giuseppe Sicari arrestato, nell’ambito dell’operazione Dionisio
 
																								
												
												
											REGGIO CALABRIA – Il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria ha accolto il riesame dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP di Palmi a carico di Giuseppe Sicari arrestato, nell’ambito dell’operazione denominata “Dionisio”. Le accuse nei confronti del 34enne erano di aver gestito con altre persone, una piantagione composta da 3.200 piante di marijuana alte fino ad un metro e mezzo e scoperte a Cittanova in località “Cagnolazza“. Sicari per l’accusa, aveva curato la coltivazione e lo stato di crescita e avrebbe ceduto, in almeno due occasioni dei “campioni di prova” per la successiva vendita della sostanza a terzi. Inoltre, in concorso con altri, avrebbe ceduto una grossa partita di droga da destinare allo spaccio.
In seguito al riesame il Tribunale della Libertà, in parziale accoglimento della richiesta di riesame, aveva annullato l’impugnata ordinanza della provvisoria imputazione ed aveva sostituito, con riferimento ai restanti capi, la misura cautelare della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico da eseguirsi presso l’abitazione sita in Milano. Contro il provvedimento del Tribunale reggino i difensori di Sicari, gli avvocati Antonino Napoli e Rosario Pricoco, avevano proposto ricorso in cassazione e la terza sezione penale della Suprema Corte, accogliendo il motivo relativo alle esigenze cautelari, aveva annullato l’ordinanza con rinvio per un nuovo giudizio.
All’esito del nuovo giudizio il Tribunale della libertà, condividendo le argomentazioni difesive, ha ritenuto che, sulla scorta del dictum espresso dalla Cassazione con la sentenza che ha disposto il rinvio al Tribunale, “la risalenza temporale degli avvenimenti, l’intervenuta recisione dei collegamenti del ricorrente con il contesto territoriale nel quale sono stati perpetrati i fatti – dimostrata dal suo trasferimento a Milano – l’intervenuto mutamento dello stile di vita e la ricerca di lecite fonti di guadagno, la giovane età dell’indagato, la sua incensuratezza e l’esito negativo della perquisizione effettuata presso la sua abitazione al momento dell’esecuzione del provvedimento cautelare genetico, siano elementi sintomatici della inattualità delle esigenze cautelari poste a fondamento dell’annullato provvedimento” e pertanto ne ha disposto la revoca della misura cautelare ordinandone la liberazione.
 
                         
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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