Area Urbana
Sanità cosentina disorganizzata: disagi per vaccini e tamponi e (ancora) su cure oncologiche
Servizi che funzionano a singhiozzo e cittadini indignati e alle prese con una sanità, quella cosentina, troppo spesso carente e disorganizzata
 
																								
												
												
											COSENZA – Dalla segnalazione dei pazienti oncologici alle prese con la mancata consegna dei farmaci ai cittadini che si sono recati al centro vaccinale dell’ospedale di Cosenza dopo aver prenotato ed hanno trovato affisso un cartello con su scritto un laconico “Centro vaccinale momentaneamente chiuso per problemi tecnici“. A segnalare quest’ultimo caso è Piero, che questo pomeriggio si è recato al centro vaccinale dell’ospedale civile dell’Annunziata insieme ad altre persone prenotate per la somministrazione del vaccino, ed ha trovato il cartello affisso all’ingresso. Nessuna spiegazione e nessuna comunicazione preventiva. Il tutto in “una giornata gelida. C’erano anche delle persone anziane arrivate lì con quel vento freddo”.
Pazienti oncologici
Di peggio, se così si può dire, la segnalazione di Raffaella, cittadina di Mormanno, che ha scritto alla nostra redazione per segnalare la situazione che colpisce pazienti oncologici. Rispetto all’ articolo pubblicato dalla nostra redazione lo scorso 10 dicembre “riguardo al ritardo nella consegna di farmaci chemioterapici – scrive – oggi la situazione è addirittura peggiorata. Mia madre, paziente oncologica, sta seguendo una terapia presso l’Ospedale di Cosenza ma proprio stamattina è stata informata che dalla prossima settimana la terapia dovrà essere sospesa perché il farmaco non sarà più fornito all’ ospedale. Inoltre l’hanno invitata a cercare un’altra struttura, anche fuori regione per proseguire la terapia“. Raffaella è indignata: “Siamo al limite dell’ assurdo. È logico iniziare un percorso in un ospedale e proseguire, sempre se ti accettano, in un’altra struttura? Pazienti già molto colpiti fisicamente devono sopportare anche questo?”.
Tampone molecolare
L’ultima segnalazione riguarda infine la gestione di una donna incinta e positiva al Covid ad un test rapido. A scriverci è Maria (nome di fantasia) che spiega come la sorella, incinta di quasi 8 mesi, tre giorni fa, ha effettuato un tampone rapido risultato positivo e ad oggi ancora, non le è stata comunicata una data nè è stata contattata per sapere quando fare il tampone molecolare”. “Mia sorella – spiega – ha avuto febbre, tosse, raffreddore, dolori articolari, e non sente sapori ed odori. La ginecologa finché non ha la certezza della positività a seguito di tampone molecolare, non si prende la responsabilità di prescrivere la cura indicata. Quindi mia sorella e mia nipote ancora in grembo, vengono rimbalzate dall’Asp in attesa di non si sa cosa. Spero solo che le sue condizioni non peggiorino ma mi chiedo: possibile che veniamo considerati solo numeri? Possibile che dopo 3 giorni da un tampone rapido positivo non ci sia la possibilità per una donna incinta e con sintomi piuttosto importanti, di fare un tampone molecolare per poter avere una cura adeguata?”.
 
                         
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
Social