Provincia
Lago: cani a catena e fusti d’olio come cuccia. Intervengono carabinieri e Asp
La denuncia dell’associazione “Stop Animal Crimes Italia” che chiede di riconoscere il maltrattamento di animali come reato
 
																								
												
												
											LAGO (CS) – Maltrattamento di animali, nel caso specifico, ai danni di alcuni cani tenuti in condizioni precarie. E’ quanto denuncia in una nota il movimento “Stop Animal Crimes Italia” i cui attivisti, dopo aver avvertito i carabinieri, si sono recati insieme ai militari e ad un veterinario dell’Asp, nel territorio di Lago dove alcuni animali, secondo l’associazione, sarebbero tenuti in condizioni di “palese maltrattamento ambientale”.
“Al nostro arrivo abbiamo trovato – scrive l’associazione – due cani legati alla catena che, come riparo, utilizzavano dei bidoni di oli esausti; mentre un terzo cane è stato trovato invece libero. Tutti e tre gli animali erano sprovvisti di microchip”. Il veterinario dell’Asp al termine della verifica, ha prescritto al proprietario la costruzione di recinti idonei ad ospitare i cani entro 10/15 giorni. Affermazione di fronte alla quale nulla potevano far di più i militari presenti, essendo ritenuto il veterinario ASP il solo a poter accertare o meno il reato de qua”.
“Torneremo a breve sul posto – prosegue nella nota Stop Animal Crimes Italia – e probabilmente troveremo la medesima situazione, e faremo di tutto per far applicare la legge, ricordando che il reato di maltrattamento animali, secondo il codice penale, è suddiviso in 2 fattispecie: il delitto (art. 544 ter c.p.) che prevede la lesione fisica ma anche psicologica dell’animale e la contravvenzione (art. 727 c.p.) che prevede le condizioni incompatibili con la natura dell’animale ossia l’ambiente non idoneo a garantire la libera manifestazione delle necessità etologiche della specie (movimento, gioco, socializzazione, igiene, ecc..). Contravvenzione che in questa realtà descritta, era palese ma che – per il fatto che le forze dell’ordine non abbiano giustamente, contezza della materia e per il fatto (più grave) che le Procure diano per scontata l’esclusività dell’affidamento della competenza e potere di controllo alle ASL (ignorando la giurisprudenza e il parere di sempre più lungimiranti Magistrati) – è stata totalmente ignorata. Realtà analoga, a dimostrazione che questo vuoto unisce l’Italia, l’abbiamo vissuta in questi giorni anche a Roma, Brescia e a Torino (con video pubblicati sulla nostra pagina FB) dove, cani detenuti in palese maltrattamento ambientale (art. 727 c.p.), sono stati ritenuti detenuti a norma”.
“Le immagini fotografiche parlano più di ogni altra parola. Non si potrà parlare di tutela animale fino a quando i veterinari delle aziende – conclude la nota dell’ente di denuncia per i reati a danno degli animali e dell’ambiente – non si decideranno a riconoscere il maltrattamento reato, come prevede la legge dello Stato, in luogo delle solite dannose pavide prescrizioni o, quando va alla grande, sanzioni amministrative. Ma quali sono le reali motivazioni che spingono le ASL ad agire in questa maniera? Diremo presto la nostra”.
 
 
                         
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
                                 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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