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Rifiuti, Fise lancia l’allarme: “Sud senza impianti e a pagare sono i contribuenti”

Italia

Rifiuti, Fise lancia l’allarme: “Sud senza impianti e a pagare sono i contribuenti”

Raccolta differenziata e riciclo in Italia restano ancora lontani dagli obiettivi europei, quasi un terzo dei rifiuti urbani finisce ancora in discarica

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ROMA – La carenza di un’impiantistica adeguata condanna le regioni del Sud Italia a portare in altre aree del Paese o all’estero quantitativi crescenti di rifiuti, scaricando sui propri cittadini elevati costi di gestione. Per colmare questo gap al sud saranno necessari investimenti per 5 miliardi di euro. E’ quanto emerge dai dati dell’analisi “Investimenti in economia circolare nel Mezzogiorno”, presentata a Rimini da Fise Assoambiente, l’associazione delle imprese dello smaltimento e riciclo dei rifiuti, nel corso di Ecomondo, la fiera della green economy.

Tra meno di tre anni discariche sature

Le raccolte differenziate sono ferme al Sud al 51%, contro il 61% della media italiana e il 70% del Nord. Oggi le regioni del Sud Italia raccolgono circa 2 milioni di tonnellate di rifiuti organici (98 kg per abitante). Ogni anno, proprio a causa della carenza di impianti, circa 900.000 tonnellate di questi rifiuti, circa il 45% dell’organico, lasciano queste Regioni. Nel Mezzogiorno ci sono 75 impianti che trattano 1,3 milioni di tonnellate di materiali. Quasi tutti (67) svolgono tradizionale attività di compostaggio, mentre sono assenti impianti con tecnologie più moderne, in grado di sfruttare questi rifiuti per produrre biocarburanti ed energia elettrica. Il conferimento discarica resta ancora decisamente elevato al Sud, con 2.850.000 tonnellate avviate a smaltimento (31% del totale gestito). Tra meno di 3 anni le discariche saranno sature e si rischierà di vivere una nuova fase acuta di emergenza rifiuti. La produzione di energia da rifiuti con i termovalorizzatori è ancora residuale al Sud, dove operano solo 6 impianti (contro i 26 del Nord Italia e i 13 della sola Lombardia) che gestiscono circa 1 milione e 100mila tonnellate di materiali.

Secondo Fise Assoambiente, nel 2020 nel Centro-Sud si sono persi 380mila posti di lavoro contro i 220mila del Nord. Nel triennio 2015-2018 è stato investito nel Centro-Nord il doppio di quanto investito nel Sud. Gli obiettivi europei fissano ambiziosi obiettivi al 2035 in materia di economia circolare: 65% di riciclo effettivo e 10% in discarica per i rifiuti urbani, con un conseguente innalzamento al 25% della percentuale di valorizzazione energetica dei rifiuti.

Per centrare gli obiettivi europei al Sud bisognerà innalzare a 4 milioni di tonnellate il dato sulla raccolta e realizzare un’adeguata impiantistica. Per riuscire a trattare 4 milioni di tonnellate di frazione organica al 2035 sarà necessario dotarsi di almeno 20-25 nuovi impianti di digestione anerobica. Entro i prossimi 14 anni, secondo le norme europee la quota di rifiuti in discarica dovrà essere ridotta al 10% (circa 900.000 tonnellate). Nello stesso periodo, la quota di rifiuti avviati a termovalorizzazione dovrà salire al 25%, raggiungendo 2 milioni e 700mila tonnellate. Per poterle gestire sarà necessario pianificare almeno 5-6 nuovi impianti di taglia medio-grande.

“Come ormai ripetiamo da anni -, ha commentato il presidente di Fise assoambiente, Chicco Testa -, fare economia circolare significa disporre degli impianti di gestione dei rifiuti con capacità e dimensioni adeguate alla domanda. Un investimento complessivo che richiederà al Sud, secondo le nostre stime, 5 miliardi di euro, e che potrà rappresentare una grande opportunità per la crescita sostenibile del Mezzogiorno”.

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