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L’assessore di Cosenza Hauser, indagata assieme al compagno, l’ex ministro Clini

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L’assessore di Cosenza Hauser, indagata assieme al compagno, l’ex ministro Clini

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COSENZA – Martina Hauser, assessore della giunta Occhiuto, è coinvolta nel filone romano dell’inchiesta che vede indagato l’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini ed altre persone.

L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione con l’aggravante della transnazionalità. L’inchiesta verte su presunte provviste realizzate tramite progetti per centinaia di milioni realizzati in Cina e Montenegro. Martina Hauser, è assessore comunale a Cosenza delega alla Sostenibilità ambientale e le Energie rinnovabili, insieme alla Programmazione e l’ottimizzazione dell’uso delle risorse idriche. Dopo che si è diffusa la notizia che Martina Hauser è indagata, il movimento “Rivolta ideale”, fondato dall’avvocato Michele Arnoni, ex segretario provinciale di Cosenza de La Destra, ne ha chiesto le dimissioni. “Le dimissioni, a nostro avviso – afferma il movimento in un comunicato – rappresentano un atto dovuto per stile, dignità ed etica politica, specie in un momento di sfiducia verso la politica da parte dei cittadini. E’ una questione morale. Le dimissioni sono un atto dovuto anche per evitare imbarazzo alla Giunta comunale di Cosenza e per consentire all’assessore Hauser, già sempre assente dal territorio sin dal suo insediamento e fortemente voluta dal sindaco, Mario Occhiuto, di difendersi con maggiore serenità dalle pesanti accuse”. A chiedere che l’assessore Hauser si dimetta è anche l’ex sindaco di Cosenza, Pietro Mancini, figlio dell’ex segretario nazionale del Psi, Giacomo. “Gli indagati, fino a sentenza definitiva – sostiene Pietro Mancini – non vanno considerati colpevoli. Tuttavia, ‘donna Martina’, se non l’ha già fatto, rassegni al più presto le dimissioni e rinunci alla poltrona e allo ‘stipendione’ di assessore del Comune di Cosenza, scrivendo una stringata letterina al sindaco Occhiuto. Che, ne sono certo, le accetterà”.

 

L’inchiesta

L’ex ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, attualmente ai domiciliari su richiesta della procura di Ferrara, è accusato di far parte di una associazione per delinquere finalizzata alla corruzione per la gestione ministeriale di diversi milioni di euro, utilizzati per finanziare progetti all’estero. La vicenda verte su presunte provviste realizzate tramite progetti per centinaia di milioni realizzati in Cina e Montenegro. L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Alberto Galanti, punta a chiarire se dietro le commesse per progetti di riqualificazione di aree (per la sola in Cina sarebbero stati elargiti circa 200 milioni), si nascondano mazzette o giri sospetti di denaro. L’attività istruttoria in queste ore ha vissuto una significativa accelerazione con le perquisizioni, avvenute nelle stesse ore dell’arresto di Clini, svolte dagli uomini della Guardia di Finanza. I militari hanno acquisito documenti negli uffici e nell’abitazione dell’ex ministro. Le indagini riguarderebbero un arco temporale ampio, salendo a ritroso nella gestione dei progetti anche di alcuni anni. Per quanto riguarda le operazioni per il Montenegro chi indaga calcola in almeno 14 milioni di euro i fondi stanziati in favore di imprenditori. L’indagine dei pm romani si intreccia solo parzialmente con quella avviata a Ferrara, culminata con gli arresti di lunedì. I pm emiliani procedono per il reato di peculato in relazione al progetto New Eden, in Iraq, per riqualificare l’area tra il Tigri e l’Eufrate, che ottenne dal ministero dell’Ambiente italiano un finanziamento di 54 milioni di euro. Una accusa che viene spiegata nelle parole del gip di Ferrara secondo cui l’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini e gli altri indagati “hanno messo in atto un complesso e sofisticato meccanismo, preordinato all’appropriazione di denaro pubblico, conseguendo ingenti profitti”. Per l’accusa una parte di questo denaro, circa tre milioni e duecento mila euro, furono distratti dall’ex ministro tra il 2007 e il 2011, quando ricopriva il ruolo di direttore generale del ministero. Soldi rintracciati dopo una indagine durata oltre un anno, e partita l’estate scorsa, in un conto riconducibile a due imprenditori in una banca a Lugano, dove sono finiti dopo triangolazioni vertiginose per mezzo mondo. Ma alla fine di questa girandola quei 3 milioni e 200mila euro sono stati scoperti in un conto riconducile a Clini e ad un ingegnere padovano, Augusto Pretner. Un conto che, stando alle conclusioni del gip nell’ordinanza di custodia cautelare con cui ha disposto i domiciliari per l’ex ministro, era denominato ‘pesce’. L’ingegnere da lunedì ai domiciliari, ieri davanti al gip Piera Tassoni si è avvalso della facoltà di non rispondere.

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