SPAGNA – Era l’11 luglio di 40 anni fa e allo Stadio Santiago Bernabeu, davanti a 90mila spettatori, gli azzurri di Enzo Bearzot coronarono la loro magnifica cavalcata mondiale, superando di slancio con un perentorio 3-1 la Germania Ovest. Una vittoria che si può fissare in suoni e immagini: non solo il grido di Martellini udito da tutti gli italiani, ma anche quello di Marco Tardelli, urlato con forza in mondovisione dopo il secondo gol e una corsa che resterà per sempre nella memoria.
L’arrivo in terra iberica
L’Italia arrivò in Spagna con un carico di polemiche non indifferente: l’eco degli scandali, che aveva colpito il nostro calcio a inizio decennio, non si era sopito e uno dei protagonisti scelti dal ct Enzo Bearzot era proprio Paolo Rossi, centravanti della Juventus, che veniva da una sospensione di due anni. Per questo i giornali italiani rimproveravano al ct di non aver chiamato né Evaristo Beccalossi né Roberto Pruzzo, centravanti della Roma e capocannoniere quell’anno.
La prima fase non fu eccezionale: nel primo girone con Polonia, Camerun e Perù l’Italia raccolse soltanto tre pareggi e si qualificò alla seconda fase grazie a un maggior numero di reti segnate rispetto alla nazionale africana. La storia, che a tratti ormai sconfina in ‘mitologia’, racconta di un inizio stentato, di un gruppo in cui la Cenerentola azzurra batte l’Argentina di Maradona e il grande Brasile di Zico e Falcao.
La finale dell’11 luglio
Ed eccoci alla finale dell’11 luglio. L’undici iniziale italiano con il quale Bearzot scelse di affrontare la Germania Ovest era composto da Zoff in porta, Scirea libero e in difesa Cabrini, Collovati, Gentile e Bergomi, a centrocampo Oriali, Tardelli e Conti e in attacco Rossi e Graziani.
L’inizio dell’Italia non promise bene: prima uscì Graziani per infortunio e gli subentrò Altobelli che, pochi minuti dopo, tentò di servire Conti in area ma venne atterrato da Briegel. L’arbitro brasiliano Coelho fischiò rigore e sul dischetto si presentò Cabrini che però calciò la palla fuori, alla sinistra del portiere tedesco Schumacher. La partita si sbloccò nella ripresa: al 57’ segnò ancora Rossi su assist di Gentile, portando in vantaggio l’Italia grazie a una punizione battuta a sorpresa a centrocampo. Dodici minuti più tardi l’Italia raddoppiò: Scirea condusse un’azione di contropiede e servì Tardelli, che dal limite dell’area insaccò alla sinistra di Schumacher. L’esultanza del numero 14 azzurro, che urlò gridando “Gol!”, sarebbe rimasta celebre.
A chiudere il tris azzurro il gol di Altobelli, che segnò all’81’ su assist di Conti in un’azione di contropiede. Sugli spalti il presidente della Repubblica Sandro Pertini scattò in piedi e fece segno al re Juan Carlos di Spagna, seduto in mezzo tra lui e il cancelliere tedesco Helmut Schimdt, dicendo “Non ci prendono più”. Di lì a poco la Germania avrebbe segnato il gol della bandiera con il centrocampista Breitner. Ad alzare la terza Coppa del Mondo italiana (dopo quelle del 1934 e del 1938 e prima di quella del 2006) il quarantenne Dino Zoff, portiere della Juventus e capitano della nazionale.
“Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo!”. Tre parole urlate dal televisore (in bianco e nero) da Nando Martellini ancora riecheggiano nella memoria di chi ha vissuto il miracolo italiano di Spagna ’82. Quarant’anni fa un gruppo di uomini ha fatto la storia sportiva dell’Italia riportando la coppa del mondo nella Penisola dopo quasi mezzo secolo.