COSENZA – Lo si potrebbe definire un caso di coscienza. Quando Nicola Sorgato, reo confesso dell’omicidio della sua compagna 37enne,
venne condannato, con la formula del rito abbreviato, dal gup di Cosenza Lucia Marletta a sedici anni di reclusione, l’avvocato Gianpiero Calabrese, penalista del foro di Cosenza, decise di scrivere una lettera, indirizzandola a Tiziana Falbo. Una lettera delicata, scritta con la stessa intensità emotiva con cui scrive ad un’amica, una missiva in cui l’avvocato parla da legale ma anche da cittadino. Una lettera che vi vogliamo proporre. Eccola
“LA GRAVITA’ DI UNA PENA MITE” di Gianpiero Calabrese – Lettera a Tiziana
“Da anni svolgo la professione di avvocato, professione che ritengo fra le più importanti e delicate atteso che qui (come in altre forse più importanti professioni quali quelle mediche) vi è un contatto, una relazione con il proprio assistito che va oltre il semplice e puro rapporto professionale. Voglio dire che quando, come nel mio caso, si è avvocato penalista le tematiche, le questioni le problematiche non solo squisitamente professionali ma anche quelle morali e sociali sono fortissime e come tali il loro peso è di difficile sopportazione. Ebbene ultimamente ho dovuto rappresentare in sede di Giudizio abbreviato la famiglia della vittima una ragazza di 37 anni che è stata brutalmente assassinata dal compagno solo perché la povera ragazza aveva deciso di chiudere la relazione. Tralasciando i fatti processuali, e quanto direttamente collegato a questo ed alla decisione del Giudice, rimango, però, esterrefatto dall’entità della pena comminata: 16 anni di reclusione. La vita umana vale 16 anni? Perché una pena così bassa? a) Perché il giudizio abbreviato è un giudizio “premiale”, ovverosia lo Stato Italiano, il legislatore, per incentivare l’assassino a scegliere un rito veloce, consente una riduzione secca della pena dall’ergastolo a 30 anni da una reclusione non inferiore a 21 anni a 16 anni. Il legislatore per evitare lo svolgimento di “lunghi e costosi” processi in Corte di Assise “incentiva” l’assassino a scegliere un diverso tipo di giudizio; l’abbreviato. In definitiva lo Stato Italiano, evita costi e lungaggini a discapito ed a spese della vittima che è due volte offesa e uccisa, la prima volta dal suo effettivo assassino, la seconda da quello Stato che dovrebbe tutelare o quanto meno rassicurare su una giusta “punizione” del suo carnefice. Povera Tiziana. b) Per il Giudice dimentica l’esatta applicazione delle norme del c.p.p. e del c.p. difatti ormai l’art. 133 c.p. che recita: “Gravità del reato; valutazione agli effetti della pena” non è per nulla considerato, valutato ed applicato. Non si valutano per determinare la gravità del reato: la natura; i mezzi, l’oggetto; il tempo, la gravità del danno, l’intensità del dolo, e quindi si giunge a condannare Nicola Sorgato a 16 anni per aver ucciso Tiziana Falbo, prima strangolandola e poi conficcandole un cacciavite in gola. Povera Tiziana uccisa due volte. Poiché il sottoscritto ha dovuto spiegare il perché di tutto questo alla famiglia della povera Tiziana, a quella madre che ha trovato la figlia morta a terra; ha dovuto farsi carico di questo pesante fardello, al sottoscritto spetta chiedere scusa anche a Tiziana. Scusa Tiziana”.
Avvocato Gianpiero Calabrese del Foro di Cosenza