“Via col vento”, ‘ndrine e parchi eolici: arrestato sindaco e sei imprenditori (NOMI – VIDEO)

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L’operazione è scattata nelle prime ore di oggi per l’esecuzione di 13 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di imprenditori e presunti ‘ndranghetisti.

 

REGGIO CALABRIA – Blitz dei carabinieri di Reggio Calabria a seguito di mirate indagini, coordinate dalla Dda di Reggio Calabria, che secondo gli investigatori, avrebbero permesso di accertare la sistematica infiltrazione delle cosche calabresi nei lavori necessari alla realizzazione dei parchi eolici nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia.

Numerosi episodi estorsivi sono stati accertati, ai danni delle aziende committenti dei lavori per la realizzazione di parchi eolici in Calabria, perfezionati grazie all’apporto di imprese colluse con le compagini mafiose egemoni sulle aree in cui sono state realizzate le opere sono emersi nel corso delle indagini dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria che stamani ha portato a 13 arresti. L’operazione è stata condotta in varie località del territorio nazionale. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafioso, estorsione, illecita concorrenza con violenza o minaccia e danneggiamento, aggravati dal metodo o delle finalità mafiose, e induzione indebita a dare o promettere utilità.

Nell’ambito dell’operazione “Via col vento”, eseguita nella mattinata odierna dai Carabinieri di Reggio Calabria, tra gli arrestati vi è il sindaco di Cortale (Cz), Francesco Scalfaro,  e sei  imprenditori. Inoltre sono state sequestrate 6 imprese per un valore di 42 milioni di euro. Scalfaro, il primo cittadino arrestato nell’operazione, lo scorso mese di marzo scorso subì un’intimidazione ad opera di ignoti che avevano lasciato appesa al cancello della sua villa una busta contenente un ordigno esplosivo.

Le 13 persone coinvolte sono ritenute responsabili, a vario titolo, dei delitti di associazione di tipo mafioso, estorsione, illecita concorrenza con violenza o minaccia e danneggiamento, aggravati dal metodo o delle finalità mafiose, e induzione indebita a dare o promettere utilità.

I destinatari della misura cautelare in carcere sono:

1. EVALTO Giuseppe, cl. 63;
2. PAVIGLIANITI Antonino, cl. 65;
3. ANELLO Rocco, cl. 61;
4. ERRICO Giuseppe, cl. 54;
5. IELAPI Romeo, cl. 72;
6. MANCUSO Pantaleone, cl. 61;
7. TRAPASSO Giovanni, cl. 48;

I soggetti sottoposti agli arresti domiciliari:

8. D’AGOSTINO Domenico Fedele, cl. 58;
9. SCALFARO Francesco, cl. 59;
10. DI PALMA Riccardo, cl. 72;
11. FUOCO Mario, cl. 51;
12. GIARDINO Giovanni, cl.72;
13. SCOGNAMIGLIO Mario, cl. 77

Il provvedimento costituisce l’esito di un’articolata attività d’indagine avviata nel 2012 dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Reggio Calabria, sotto la direzione della locale Direzione Distrettuale Antimafia, con il coordinamento del Procuratore Aggiunto Giuseppe Lombardo e dei Sostituti Procuratori Antonio De Bernardo (oggi alla DDA di Catanzaro), Giovanni Calamita e Antonella Crisafulli, che ha accertato la sistematica infiltrazione, da parte di alcune blasonate consorterie della ‘ndrangheta, nel complesso delle opere necessarie alla realizzazione dei parchi eolici nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia.

Le cosche coinvolte

Le attività investigative, prevalentemente di natura tecnica, hanno permesso di documentare l’invasivo condizionamento esercitato dalle cosche – in particolare i Paviglianiti di San Lorenzo e Bagaladi (Rc), i Mancuso di Limbadi (Vv), i Trapasso di Cutro (Kr) e gli Anello di Filadelfia (Vv) – attraverso una serie di spregiudicate attività illecite, di natura prevalentemente estorsiva, perseguite in ogni fase della realizzazione dei parchi eolici. Dagli approfondimenti svolti dai Carabinieri è emerso, in particolare, il ruolo ricoperto da Giuseppe Evalto imprenditore di Pizzo Calabro del settore trasporti ritenuto affiliato al clan Mancuso che, avrebbe ricoperto un ruolo, contemporaneamente da imprenditore e collettore degli interessi delle consorterie, e che per gli inquirenti rappresenta una figura “cerniera” in grado di relazionarsi con le due realtà: quella criminale e quella imprenditoriale. Evalto sarebbe riuscito ad imporre alle società impegnate nella realizzazione dei parchi eolici l’affidamento, a favore di ditte colluse o compiacenti, dei lavori collegati alla realizzazione delle opere.

VIDEO 

Episodi estorsivi accertati e impianti eolici nel mirino

Le indagini hanno fatto luce su numerosi episodi estorsivi, sia in danno delle società multinazionali impegnate nella realizzazione dei parchi (Gamesa, Vestas, Nordex), che sottostavano all’imposizione del pagamento del “pizzo” liquidando alle ditte segnalate da Evalto compensi per prestazioni sovrafatturate o mai eseguite, sia in danno delle imprese appaltatrici non colluse, costrette a corrispondere alle cosche una percentuale sull’importo delle opere da eseguire e, talvolta, anche a garantire l’esecuzione di lavori commissionati alle ditte mafiose, alle quali le imprese appaltanti versavano il corrispettivo economico.

Gli impianti su cui si sono focalizzate le attenzioni degli investigatori sono quelli di Piani di Lopa- Campi di Sant’Antonio, nella provincia di Reggio Calabria, il parco eolico di Amaroni, nella provincia di Catanzaro, il parco eolico di San Biagio e quello di Cutro, nella provincia di Crotone.

Con riferimento al territorio della provincia reggina dalla quale sono state avviate le indagini, gli imprenditori interessati dovevano interfacciarsi con Antonino Paviglianiti, elemento di spicco dell’omonima cosca, egemone nei comuni di San Lorenzo e Bagaladi, nel reggino, mentre i parchi eolici catanzaresi e crotonesi ricadevano nella sfera di influenza di altre due famiglie, quella dei Mancuso di Limbadi e quella dei Trapasso di Cutro.  Infine, riguardo agli insediamenti delle alte serre calabresi, gli “interlocutori” erano rappresentati dagli Anello di Filadelfia. Nel gestire l’affare eolico, i sodalizi di ‘ndrangheta coinvolti, appartenenti a diversi contesti territoriali, si sono dimostrati tra loro fortemente coesi ed in grado di instaurare una proficua collaborazione in nome del comune profitto generato dal business delle energie alternative.

Il sindaco di Cortale, avrebbe preteso l’assunzione di operai in cambio di interventi stradali

Tra i destinatari dell’ordinanza cautelare anche un amministratore pubblico, Sindaco di Cortale, tuttora in carica, Francesco Scalfaro, che a fronte del suo benestare alla realizzazione di alcuni interventi stradali nel territorio del Comune, aveva preteso l’assunzione di operai da lui indicati: il mancato esaudimento della richiesta aveva determinato la provvisoria chiusura di un nevralgico tratto di strada, causando, in tal modo, onerosi ritardi al cronoprogramma dei lavori.

Alla luce delle complessive risultanze investigative, insieme alle misure cautelari personali è stato eseguito il sequestro preventivo delle seguenti società – con relativi patrimoni aziendali, quote sociali e conti correnti – riconducibili agli odierni indagati:

1. AUTOTRASPORTI F.E. S.R.L. con sede a Pizzo (VV);
3. PAVIGLIANITI S.r.l. con sede a Reggio Calabria;
4. DITTA IELAPI Romeo, con sede in Filadelfia (VV);
5. HIPPONION GLOBAL SECURITY SERVICE, con sede a Vibo Valentia (VV);
6. Hotel “ULISSE RISTORANTE NAUSICAA DAL 1972”, sito in Maida (CZ).

 

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