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Blitz ‘Alcatraz’: droga e telefonini in carcere, 11 arresti tra Sicilia, Calabria e Friuli

Italia

Blitz ‘Alcatraz’: droga e telefonini in carcere, 11 arresti tra Sicilia, Calabria e Friuli

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guardia finanza

CATANIA – L’operazione della Guardia di finanza e della Polizia penitenziaria è scattata questa mattina contro un traffico organizzato di stupefacenti con spaccio di droga nel carcere di Augusta, nel Siracusano. Sono 11 le misure cautelari nei confronti di altrettanti indagati nell’ambito dell’inchiesta, denominata ‘Alcatraz‘, coordinata dalla Dda della Procura di Catania che contesta anche “l’accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti”. Il provvedimento è in corso di esecuzione in Sicilia, Calabria e Friuli Venezia Giulia.

Droga e telefonini nascosti nei pannolini e tra i rifiuti

Portati dentro da detenuti al rientro da permessi premio o nascosti da visitatori in involucri di patatine, pannolini per bambini, succhi di frutta poi cestinati in appositi contenitori dei rifiuti da dove venivano successivamente ‘recuperati‘.

Entravano così droga e telefonini nel carcere di Augusta, nel Siracusano, secondo l’inchiesta ‘Alcatraz’ della Dda della Procura di Catania che ritiene di avere sgominato un’organizzazione dedita al traffico di hashish nell’istituto penitenziario con l’arresto di 11 persone, nove finite in carcere e due ai domiciliari.

L’indagine è stata avviata dopo le dichiarazioni di alcuni detenuti nel carcere di Augusta. Un panetto di hashish costava da 1.500 a 2.000 euro e il pagamento sarebbe stato assicurato attraverso carte Postepay nella disponibilità di complici in stato di libertà

L’indagine è stata avviata dopo le dichiarazioni di alcuni detenuti nel carcere di Augusta. Gli accertamenti avviati, che si sono avvalsi di attività tecniche e servizi di pedinamento, osservazione e controllo, hanno consentito di individuare risalire all’organizzazione che gestiva il traffico di droga, portandola e spacciandola in prigione. Secondo la tesi della Procura di Catania, “il sodalizio sarebbe stato promosso, organizzato e coordinato dai detenuti Andrea Marino e Ignazio Ferrante“. Il primo, sostiene l’accusa, “avrebbe impartito dal carcere direttive” a dei complici liberi su “quantitativi, tipologia, prezzi e modalità di pagamento della droga, coordinando le successive fasi di introduzione clandestina e cessione ad altri detenuti”. Il secondo, invece, “avrebbe curato l’approvvigionamento, il confezionamento, il trasporto e l’ingresso dello stupefacente” in carcere grazie alla collaborazione di altri sei complici. A recuperare la droga e i telefonini dai rifiuti in carcere era Ignazio Ferrante, grazie alla sua mansione di addetto alle pulizie, consegnando l’hashish a Marino e Misia.

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