Un altro colpo di scena nell’indagine sul rapporto tra ‘ndrine e appalti a carico di alcuni presunti affiliati al clan Lanzino – Ruà.
COSENZA – I Carabinieri del comando provinciale di Cosenza hanno rinvenuto, nel corso degli arresti effettuati nell’ambito dell’inchiesta “Acheruntia”, nella disponibilità di uno degli indagati, Rinaldo Gentile, un verbale di interrogatorio contenente le dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia cosentino. Un rinvenimento su cui sono in corso accertamenti da parte degli inquirenti per scoprire chi sia la ‘talpa’ che abbia consentito la fuga di notizie. Il documento pare sia privo di firme o timbri e l’attenzione è stata concentrata su come Gentile possa essere entrato in possesso del verbale. Intanto, i magistrati titolari dell’inchiesta, il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto e il sostituto Pierpaolo Bruni, stanno predisponendo il ricorso contro la decisione del gip di Catanzaro che ha rigettato la richiesta d’arresto avanzata dalla Dda nei confronti dell’ex assessore regionale Michele Trematerra.
L’appello dovrebbe essere depositato gia’ nei prossimi giorni. Nel verbale pare siano contenute le dichiarazioni che il collaboratore di giustizia avrebbe reso proprio in merito al ruolo ricoperto da Rinaldo Gentile all’interno della cosca Lanzino. Il documento trovato in casa di ‘Zio Rinaldo’ non è una fotocopia di atti ufficiali bensì un file stampato da pc. Nei mesi scorsi pare che altri atti coperti da segreto riguardanti la criminalità organizzata cosentina ed in possesso della Direzione Distrettuale Antimafia siano stati misteriosamente diventati accessibili. Si ipotizza l’alterazione dei software con cui vengono gestiti i file dell’Antimafia. Intanto nel corso dell’interrogatorio di garanzia tutti gli indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Tra il pool di avvocati che difendono i presunti affiliati al clan Lanzino – Ruà appare anche il sindaco di Rende, l’avvocato Marcello Manna.