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Cosenza: disagio sociale, il caso dell’uomo del ponte Mario Martire

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Cosenza: disagio sociale, il caso dell’uomo del ponte Mario Martire

Quella di quest’uomo rappresenta una delle tante storie di degrado sociale che mette in luce le condizioni di forte disagio

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COSENZA – Ultimamente per chi attraversa il ponte Mario Martire, la porta della parte storica di Cosenza, non passa inosservato un uomo di colore, spesso seduto o accovacciato sulle scalinate che conducono al fiume Crati. Trascorre lì buona parte della giornata in silenzio, con uno sguardo assente, perso nel vuoto, attorniato da bottiglie di birra vuote e dai segni evidenti di un bivacco quotidiano.

Non di rado lo si vede percorrere lo stesso ponte con passo lento e incerto per poi ridiscendere le scalinate, inoltrarsi lungo il sentiero che costeggia il fiume e sparire. Un sorta di rituale, che è il chiaro segno di solitudine, disagio sociale, e marginalità.

Tutto questo accade a pochi passi dal Complesso monumentale di San Domenico, dove, solo poche settimane fa, è stato inaugurato l’anno accademico delle Professioni Sanitarie che comprende il corso di laurea in Infermieristica e Fisioterapia dell’Università della Calabria.

Insomma, da una parte un luogo di formazione, dall’altro uno che sembra essere stato completamente dimenticato. Quella di quest’uomo racconta i due volti della stessa città, in questo caso, una delle tante storie di degrado, che mette in luce le condizioni di forte disagio sociale. Segnali di un fenomeno che, pur non assumendo ancora le dimensioni di un’emergenza, è ormai radicato nel tessuto urbano che purtroppo le istituzioni non hanno saputo cogliere.

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