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Omicidio Gioffrè, possibile uccisione tra il disimpegno e la stanza da letto. Impronte della Mirabelli solo su 1 dei 5 coltelli

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Omicidio Gioffrè, possibile uccisione tra il disimpegno e la stanza da letto. Impronte della Mirabelli solo su 1 dei 5 coltelli

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Omicidio Gioffrè

COSENZA – Nuova udienza in Corte d’Assise a Cosenza (presieduta da Paola Lucente) sull’omicidio del 75enne Rocco Gioffrè ucciso con diverse coltellate, in un appartamento di via Monte Grappa. Il corpo venne ritrovato nell’abitazione in uso a Tiziana Mirabelli, unica imputata e reo confessa, difesa dall’avvocato Cristian Cristiano, 5 giorni dopo. Per la pubblica accusa il Pm D’Andrea. Quella di oggi è stata un’udienza nella quale sono stati escussi i carabinieri del RIS di Messina che si sono occupati di redigere le perizie sulle tracce ematiche e biologiche inviate dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Cosenza che il 19 febbraio del 2023, fecero accesso all’appartamento della Mirabelli quando venne ritrovato il corpo del 75enne.

Le tracce di sangue di Gioffrè e Mirabelli su un guanto di lattice

Il primo a testimoniare è stato il maresciallo dei RIS di Messina, Luigi Serraino, in servizio presso la sezione biologica. Il maresciallo ha evidenziato che si è trattato di accertamenti irripetibili dei reperti alla ricerca di tracce biologiche. Le tracce biologiche trovate sono state poi comparate con quelle della vittima e dell’imputata. I reperti analizzati e repertati dai Ris, che hanno dato esito positivo, “fanno riferimento a tracce di sangue attribuite alla Mirabelli. Si tratta, in particolare, di tracce ematiche rivenute su tre coltelli (ne saranno sequestrati cinque), su un guanto in lattice ed altre sei tracce di sangue rinvenute sulla scena del crimine”.

La seconda traccia ematica in casa di Gioffrè nulla per poca quantità

“Infine una traccia ematica viene rivenuta nell’appartamento della vittima, l‘unica trovata in casa di Gioffrè, mentre tutte le altre tracce ematiche repertate, vengono rilevate tutte a casa della Mirabelli. Sul guanto in lattice, in particolare, vengono trovate entrambi i profili: quello della donna all’interno, mentre il profilo della vittima viene ritrovato all’esterno del guanto rinvenuto poi accartocciato”.

La difesa chiede se è possibile datare le tracce di sangue poi repertate, cosa non possibile perché arrivate su alcuni cotton-fioc. “Quanti reperti di casa Gioffrè vengono repertati? “Due” risponde il maresciallo che evidenzia però, come uno dei due reperti, in particolare la traccia rinvenuta sul lavandino, non abbia permesso di avere un profilo utile per la poca quantità di traccia ematica presente e quindi verrà definito nullo”.

Il guanto in lattice rinvenuto un mese dopo l’omicidio e i dubbi della difesa

Sul guanto in lattice, va evidenziato che venne rinvenuto in un sacco della spazzatura, sula balcone della Mirabelli, solo in una successiva ispezione in casa dell’imputata, ovvero quella del 10 marzo (a distanza di quasi un mese e su richiesta della difesa che aveva chiesto di repertare la presenza di telecamere e microspie). Il difensore l’avv. Cristiano ha quindi evidenziato (durante la deposizione del maresciallo Francesco Romano) che questa busta della spazzatura con il guanto in lattice è rimasta lì per un mese sul balcone. Busta dove vennero ritrovate anche delle pipette che, per il nucleo investigativo, spesso venivano usate per l’assunzione di stupefacenti, ma non vennero mai fatte analizzare.

“La Mirabelli si consegna spontaneamente, fa tutta una serie di cose, provvede a pulire casa, secondo la ricostruzione dell’ufficio della procura, smacchia tutto quello che può, lava i panni, copre le tracce, le buste della spazzatura, però le pipette per il consumo della droga e questo guanto intriso di sangue restano dentro casa facilmente reperibili” ha evidenziato Cristiano.

L’impronta della Mirabelli su uno solo dei cinque coltelli

Sempre per i Ris di Messina ha testimoniato il maresciallo capo Francesco Crea in servizio presso la sezione impronte del reparto investigativo dei carabinieri che ha evidenziato come siano state effettuate perizie sui cinque coltelli di diversa tipologia sequestrati e inseriti nei reperti. Utilizzando tecniche ottiche e chimiche solo su un coltello è stata trovata un’impronta papillare che è stata confrontata con quella di Tiziana Mirabelli ed è risultata corrispondente per quanto riguardava circa 22 punti caratteristici.

“Possibile venga colpito tra il disimpegno e la stanza da letto”

La testimonianza più lunga è stata quella del luogotenente Vincenzo Cozzoli Poli, del Nucleo investigativo dei carabinieri di Cosenza, che ha ripercorso in pratica la perizia effettuata a partire dal ritrovamento del corpo di Gioffrè. Per il luogotenente è possibile che l’omicidio sia avvenuto tra il disimpegno e la stanza da letto. A specifica domanda del Pm (dove avviene l’aggressione mortale?) Cozzoli risponde “qualcosa è avvenuto nel disimpegno, tra il bagno e la camera da letto. Questi sono gli unici punti nei quali le tracce di sangue erano dirette, coerenti tra loro (connessione diretta con l’azione) e non passive (ad esempio per sgocciolamento o trasferimento)”.

“Il corpo totalmente avvolto da vestiti e buste di plastica”

Il corpo del Gioffrè venne rinvenuto completamente avvolto in vestiti (tutti di taglia piccole e verosimilmente attribuibili al Gioffrè), buste di plastica della spazzatura e un piumone a terra in una stanzetta in prossimità dell’ingresso. Cozzoli ha dichiarato che le tracce di sangue, anche se non tantissime, erano presenti praticamente in quasi tutti gli ambienti dell’appartamentoMolto del sangue, sarebbe stato assorbito dai vestiti e dal materiale usato per rinchiudere il corpo di Gioffrè e in un piumone messo poi in ammollo all’interno della vasca da bagno in fondo alla stanza.

Il luogotenente ha poi evidenziato tentativi di pulizia definiti “grossolani” delle tracce di sangue anche utilizzando un mocio, visto che l’abitazione era talmente piena di sangue, che a poco sarebbe servita la pulizia. In particolare sarebbero state 3 le tracce che si è tentato di pulire. Vennero poi analizzati gli indumenti presenti su uno stendino sul balcone ma non furono trovate tracce. Di tutte le tracce ematiche presenti sul luogo del delitto il luogotenente ha specificato che ne vennero esaminate solo una parte, quelle che per misura e dimensione avrebbero dato maggiori risultanze e maggiori possibilità di essere poi elaborate dai laboratori. Nessuna traccia è stata invece trovata all’interno della cassaforte.

Il coltello insanguinato poggiato sul cuscino

Il PM chiede al luogotenente che tipo di tracce erano. “Rispetto a quello che poi si determinerà con il medico legale ci saremmo dovuti attendere una maggiore presenza di sangue. Troviamo piccole tracce prevalentemente di tipo passivo, che non hanno un’interazione diretta con l’azione commessa. Ad esempio sulla porta blindata, in particolare sulla maniglia, è una traccia per trasferimento, ovvero una superfice contaminata viene in contatto con una superficie che non lo era”. Cozzoli ha poi evidenziato che alcune tracce erano per sgocciolamento come ad esempio sul soggiorno tra il tavolo e l’ingresso del piccolo cucinino.

Poi viene evidenziata la traccia a forma di lama lasciata sulla federa di un cuscino, in particolare come se qualcuno avesse poggiato il coltello insanguinato proprio sul cuscino. “Ha avuto più contatti con quel cuscino, in un caso lascia proprio un tatuaggio sul tessuto. Poco sotto, vi era un’altra traccia che sembra riprodurre una lama. La particolarità è che coincide con la larghezza di circa 2.5 cm che è quella che noi presumiamo sia la larghezza della lama usata”.

Per quanto riguarda gli altri reperti, nei pressi del corpo viene trovato un orecchino e altre tracce di sangue della vittima, su una piccola scrivania una salvietta con della sostanza rossastra, verosimilmente di natura ematica e un rotolo di bustoni di spazzatura compatibili con quelli usati per avvolgere il corpo del Gioffrè”.

La confezione con il set di coltelli: “una lama di 2,5 cm”

Per quanto riguarda i coltelli, il luogotenente ha evidenziato che “anche in base alle risultanze del medico legale, si cercava un coltello che avesse a determinare caratteristiche con una larghezza di circa 2,5 cm e monofilo quindi non seghettata che lascia altre ferite. Nel cucinino abbiamo trovato una confezione con un set di lame da cucina al cui interno composto da 5 coltelli e un pelapatate. All’interno della confezione viene trovato un coltello usato per tagliare il pane, il pelapatate e un coltello di piccole dimensioni. Mancavano quindi 3 lame che alla punta avevano una protezione. Due protezioni sfuse le troviamo vicino alla confezioni e di queste tre lame due vengono ritrovate all’interno di un portacoltelli vicino ai fornelli. Sempre in questo portacoltelli abbiamo sequestrato una lama minore” (dove il Ris dalle analisi trova le impronte).

Le telecamere, il registratore e il by-pass della corrente

Infine, l’ultimo ad essere escusso è il maresciallo dei carabinieri Francesco Romano, anche lui in servizio al Nucleo investigativo dei Carabinieri di Cosenza. Evidenzia come siano stati ben 4 gli accessi in casa di Tiziana Mirabelli, uno dei quali su sollecitazione della difesa. Qui vennero trovati una busta con un registratore fatto a pezzi, diversi cellulari oramai in disuso, un vecchio PC e un box che conteneva una telecamera che faceva parte di un set di 4 camere al quale apparteneva quella montata sull’appartamento del Gioffrè (venne sequestrata solo successivamente il 10 marzo). Cosa che era evidente visto che “le telecamere erano in serie e avevano lo stesso QR Code”.

Inoltre, il maresciallo evidenzia il ritrovamento di un cavo per la corrente che dalla casa di Rocco Gioffrè arrivava on quello della Mirabelli. Un by-pass tra i due appartamenti “l’appartamento della Mirabelli veniva alimentato con questo cavo. L’utenza attiva era quella del Gioffrè visto che se si staccava il cavo l’abitazione della Mirabelli rimaneva senza corrente”.

“Poi nella spazzatura, un guanto di lattice intriso di sangue e pipette artigianali. Alla fine dell’attività abbiamo recuperato il piumone che era messo a mollo e che abbiamo provveduto a far asciugare. Per quanto riguarda le microspie, anche in presenza della difesa, il maresciallo evidenza che sono stati rivenuti degli apparati ma si trattava di un registratore classico come quello usato in università rotto e fatto a pezzi”.  Il PM chiede se in questi accessi siano stati trovati indumenti sporchi di sangue dell0imputata. “No” replica il maresciallo.

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