Area Urbana
Cosenza, richiesta la sorveglianza speciale per sindacalista e attivista sociale
Francesco Azzinnaro è un attivista impegnato nell’Unione Sindacale di Base e nel Comitato Prendocasa. Nelle scorse ore è stato informato dell’applicazione della misura della sorveglianza speciale
COSENZA – È uno dei protagonisti della determinata battaglia che i tirocinanti, ex percettori di mobilità in deroga, stanno conducendo per un lavoro stabile e dignitoso. Francesco Azzinnaro è anche impegnato da dieci anni nella lotta per il diritto all’abitare, contro l’abbandono di Cosenza Vecchia, quartiere dal quale proviene, e durante i mesi del lockdown è stato protagonista delle iniziative di solidarietà in favore delle famiglie cosentine in difficoltà promosse da “Cosenza Solidale”.
Nelle scorse ore è stato informato, attraverso un’apposita notifica, che i vertici della Questura di Cosenza hanno richiesto nei suoi confronti, l’applicazione della misura della sorveglianza speciale. Su questa richiesta, il prossimo 11 ottobre, dovranno esprimersi i giudici del Tribunale di Catanzaro.
«In tutta Italia da diversi anni ormai si ricorre con preoccupante frequenza a questa misura, con il chiaro obiettivo di limitare la libertà e negare diritti fondamentali nei confronti degli attivisti e di conseguenza fermare le lotte sociali portate avanti in tutto il paese. Ci preme ricordare – scrivono l’USB Confederazione Cosenza e il Comitato Prendocasa Cosenza – che sull’incostituzionalità della misura della sorveglianza speciale, che ricordiamo è motivata da una generica «pericolosità sociale», si sono espressi negli anni moltissimi giuristi. Reputiamo grave che i solerti funzionari della Questura cittadina abbiano deciso di ricorrere a questo strumento nel vano tentativo di minacciare e indebolire i percorsi di lotta e solidarietà presenti sul nostro territorio. Una iniziativa repressiva che dovrebbe far rabbrividire tutti e tutte».
«Nella città nella quale la corruzione e il malaffare dilagano, ancora una volta le forze di polizia confermano di avere un chiodo fisso, un obiettivo impellente, colpire chi è impegnato a rivendicare diritti e a denunciare la drammatica situazione in cui versa la nostra terra facendo nomi e cognomi. Non resteremo in silenzio di fronte a questa vergogna che, sul terreno della libertà, ci riporta indietro di decenni».
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