Al Rendano in scena “Sempre Felici (fuori dal mondo)”, a 40 anni dalla Legge Basaglia

Ottavomiglio porta in scena una rinnovata azione di rivoluzione culturale nella gestione del disagio psichico, ispirata a Basaglia, a quarant’anni dalla Legge che prende il suo nome, e che non può non passare attraverso la soggettività dei suoi protagonisti principali: i matti.

 

COSENZA – Il teatro Rendano ospiterà il prossimo 27 maggio alle 21, la messa in scena di “Sempre Felici (fuori dal mondo)”, il Teatro della Follia. Si tratta di una produzione di Ottavomiglio Laboratorio a 40 anni dalla legge Basaglia. Un’opera in due tempi scritta, diretta e interpretata da Piero Zucaro insieme a Danila Tropea.

Franco Basaglia creò, per primo, un profondissimo squarcio nel corpo della scienza psichiatrica, abbattendo i muri dietro i quali si celava la devastazione del teatro della follia: il manicomio. Qui tutto diventava finzione, si metteva in scena sempre la stessa rappresentazione, tutti costretti a recitare la stessa parte e ancora oggi, il luogo comune vorrebbe che solo le parole della follia (e del folle) possano dire ogni cosa.

Lo studio di Zucaro intende affrontare, per arrivare, alla realizzazione del Teatro della Follia, si è concretizzato innanzitutto nella recente pubblicazione del volumeLa Follia in 3D”. Si tratta di una trilogia drammaturgica sul disagio mentale: “Chi ha nascosto il diario di mia sorella?”, “Le dalie di Sara non conoscono i Beatles” e “Lasciateci almeno la notte”. Volume che anticipa proprio lo spettacolo “Sempre Felici (fuori dal mondo)” in programma lunedì 27 maggio alle 21.00.

Nel doppio monologo si da voce alla soggettività dei “matti” rispetto a due casi clinici direttamente conosciuti, insieme ad altri, nel corso di un’antica esperienza laboratoristica di teatro sociale sul disagio psichico. È nell’isolamento che i due personaggi (una schizofrenica ed un ciclotimico) misurano il proprio io.

E’ nell’invenzione della solitudine che scoprono il doppio, l’immagine speculare che continuamente afferma e nega la propria stessa esistenza. Nel silenzio profondo che accomuna i due monologhi, entrambi i personaggi hanno la sensazione che qualcosa di terribile stia per accadere per rompere il silenzio e che un atroce sconvolgimento debba sopravvenire. Aspettano trattenendo il respiro, sperduti nell’angoscia, ma nulla accade e l’immobilità diventa ancora più immobile e il silenzio più silenzioso.

Nei momenti di silenzio, sentono i rumori provenire dall’esterno: gli oggetti e le persone (che immaginano di vedere) con i loro gesti e i loro suoni diventano ancora più artificiali, staccati dal loro oggetto, senza vita, irreali. E la paura incalza fino a divenire impossibile, indicibile, atroce. Contro tutto ciò la donna ha un unico scopo apparentemente incomprensibile: ritrovare il diario di sua sorella, mentre l’uomo lotta, per poter sentire il calore della realtà, attraverso la Poesia, che sola, gli dà felicità e sollievo infinito.

Piero Zucaro e Danila Tropea hanno raccontato ai microfoni di Rlb, le sensazioni che offrirà agli spettatori la messa in scena e soprattutto l’origine di questo lavoro scritto da Zucaro

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I protagonisti

Piero Zucaro

Autore, attore, cantante e operatore culturale, vive da molti anni in Calabria dove ha fondato una delle associazioni culturali più attive e produttive della regione: Ottavomiglio Laboratorio, di cui è presidente. Nel luglio del 2017 ha partecipato alla II edizione del “The Acting Workshop” diretto da Danny Lemmo, membro onorario a vita dell’Actors Studio di New York. Le sue ultime produzioni di Teatro-musicale, La gente vuole sentire una bella canzone, omaggio alla poetica d’impegno civile degli anni ’60-‘70 e Pasolinaria – sonata in contrappunto in chiave di basso (2015), sono state realizzate con il patrocinio del Comune di Cosenza e sotto l’egida della Cattedra di Letteratura Italiana dell’Uniba (Prof. Emerito P.Voza).

Tra le numerose drammaturgie realizzate, e prima fra quelle pubblicate, L’Uomo di Turi – suggestioni da Lettere dal carcere di Antonio Gramsci – (Falco Editore, CS/set.2008, prefazione di Guido Liguori), ha dato inizio a un cammino culturale accreditato da numerosi istituti universitari (Roma TRE, Tor Vergata, Uniba, Unisa, Univ. Federico IINapoli, Unical) e dalle massime istituzioni gramsciane (Fondazione Gramsci, International Gramsci Society, Centro interuniversitario di ricerca per gli studi gramsciani, Associazione Terra-Gramsci). I suoi progetti degli ultimi anni (ideati e realizzati anche in ambito editoriale, con Ottavomiglio Laboratorio), hanno visto la diretta partecipazione di artisti di livello internazionale come Andrea Biagiotti e Fernando Maraghini (rispettivamente protagonista e regista/attore di Gramsci Antonio, detenuto, adattamento in un atto unico de L’Uomo di Turi, nell’ambito della XIV Settimana della Cultura – Mi.BAC), Monica Demuru (voce recitante in Suoni e semi di Gramsci, un recital di teatro-musicale realizzato sotto l’alto patronato della Presidenza della Repubblica per il 150° dell’Unità d’Italia), Franco Iavarone (voce recitante de L’Uomo di Turi, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli), Isabelle Russinova (Dir.artistica Teatro Rendano e promotrice di Lasciateci almeno la notte, monologo dall’immaginario poetico di un ciclotimico, di P.Zucaro), drammaturghi come Adele Cambria e Manlio Santanelli, e accademici quali Alfonso Amendola, Giorgio Baratta, Yuri Brunello, Fortunato Maria Cacciatore, Lea Durante, Carlo Fanelli, Margherita Ganeri, Guido Liguori, Daniela Orecchia, Franco Piperno, Bruno Roberti, Giuseppe Vacca, Pasquale Voza et al. La sua esperienza artistica giovanile aveva spaziato sia in ambito teatrale (Libera Scena Ensemble con Gennaro Vitiello, Teatro dei Resti con Adolfo Ferraro, Domenico.Ciruzzi, Silvio Orlando, Riccardo Zinna, Teatro Instabile con Michele Del Grosso, Compagnia Il Circo delle Varietà con Paolo De Angelis e Edoardo Sant’Elia, lavorando su drammaturghi come B.Brecht, S.Beckett, H.Pinter, sia in quello musicale (la polifonia con Li Cori in Musica Neapolitani del M° Argenzio Jorio, i progetti di Roberto De Simone su J.S.Bach e G.D’Annunzio e di Mariano Rigillo su R.Viviani).

Danila Tropea

Attrice e cantante siciliana, vive da alcuni anni a Roma dove frequenta l’Accademia di Doppiaggio di Silvia Pepitoni. Laureatasi presso il Dams dell’Unical e diplomata alla Scuola di Musical “Vaudeville” di Messina, ha perfezionato poi la propria formazione partecipando, tra le altre produzioni teatrali, al “Marat Sade” di Peter Weiss con il regista messinese Antonio Lo Presti ed ha lavorato a produzioni di Teatro Ragazzi per conto di “Accademia Sarabanda” del regista messinese Gianni Fortunato, presso l’Ente Teatro “Vittorio Emanuele” di Messina. Ha fatto parte dello staff tecnico-amministrativo della PeepArrow Entertainment, sotto la direzione del regista messinese Massimo Romeo Piparo, direttore artistico del Teatro Sistina di Roma, e punto di riferimento in Italia e all’estero, per le sue produzioni di Teatro Musicale.

Con “Sempre felici (fuori dal mondo)” del drammaturgo napoletano Piero Zucaro, debutta per la prima volta con la prosa d’impegno civile, come protagonista, in terra di Calabria.

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