Italia
l’Ema “covid verso l’endemia”. Pressing sullo stop alla conta dei positivi “mette ansia”
L’endemia è più vicina e in Italia esplode il dibattito sull’opportunità di pubblicare il report giornaliero con tutti i nuovi contagiati
COSENZA – Omicron spinge il contagio verso il nuovo record in Italia: 220mila nelle ultime 24 ore, mentre le 294 vittime rappresentano il picco della quarta ondata. Numeri che fanno salire ancora l’allarme, mentre avanza il fronte dei ‘basta report’, quelli che chiedono di evitare il bollettino quotidiano dei dati – emesso dal ministero della Salute – che scandisce le giornate degli italiani ormai da quasi due anni, perchè “ansiogeno” ed “inutile“. Intanto l’emergenza Covid a livello mondiale sta cambiando volto, e si va verso una fase endemica, come avverte l’Agenzia europea dei medicinali (Ema) precisando tuttavia che non siamo ancora a questo punto. Ma in vista del passaggio da una pandemia all’endemia – caratterizzata da una circolazione stabile del virus nella popolazione e con un numero di casi uniforme e distribuito nel tempo, come nel caso dell’influenza stagionale – il conteggio giornaliero dei contagi, come avviene attualmente con il report del ministero della Salute, ‘perde peso’, poiché ad essere indicativi sono essenzialmente i dati sulle ospedalizzazioni.
Verso una fase endemica della malattia
Con il diffondersi dell’ultima variante “il virus sta diventando più endemico, ma non possiamo ancora dire di essere in quella fase, il virus si comporta come un virus pandemico, Omicron lo dimostra, e non dobbiamo dimenticarlo”, ha affermato il capo della strategia vaccinale dell’Ema, Marco Cavaleri. Tuttavia, l’endemia è più vicina ed esplode il dibattito sull’opportunità del report contagi giornaliero, considerato inutile da alcuni virologi. La tesi sostenuta è che in una fase endemica o pre-endemica, nella quale la popolazione convive con il virus, un conteggio giornaliero dei casi perde di significato, poiché a pesare non è più appunto il numero assoluto dei positivi, ma il numero di casi che effettivamente vanno a caricare il sistema ospedaliero intasando reparti e terapie intensive perchè di maggiore gravità. Un dibattito acceso che vede però anche posizioni opposte, come quella del sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri e dell’epidemiologo Cesare Cislaghi, già presidente della Società italiana di epidemiologia. “Corre l’idea – spiega Cislaghi – di far diventare settimanali i dati giornalieri: sarebbe come censurare l’epidemia. Bisogna bloccare questa idea malsana”. Non è vero, sostiene, che “sia meglio non parlare più ogni sera del numero dei contagiati ma sia più opportuno comunicare solo il numero dei ricoverati: la prevenzione può, anzi deve, essere fatta sui contagi e non sui ricoveri, e quindi non beiamoci del fatto che molti contagiati hanno pochi sintomi talvolta simili a quelli di una normale influenza”. Il virus SarsCov2, conclude, “rimane purtroppo sempre capace di trasformare semplici sintomatologie in gravi e letali patologie”. Sulla stessa linea il il virologo Fabrizio Pregliasco. “Comunicare giornalmente il dato relativo ai contagi – osserva – rappresenta una posizione di trasparenza e la raccolta del dato in se è fondamentale per la ricerca e la sanità pubblica. Siamo ancora in una fase di transizione, e non fornire oggi tale dato potrebbe facilitare un ‘liberi tutti’ a cui non siamo ancora pronti”. Domani pomeriggio si riunirà la Conferenza delle Regioni e Stato-Regioni: tra gli argomenti che verranno affrontati, anche un protocollo Covid per il mondo dello sport.
Bassetti “basta col bollettino quotidiano, mette solo ansia”
“Questa modalità di gestione del Covid deve cambiare. Non dobbiamo continuare a contare come malati di Covid quelli che vengono ricoverati per un braccio rotto e risultano positivi al tampone. Bisogna anche finirla col report serale, che non dice nulla e non serve a nulla se non mettere l’ansia alle persone, siamo rimasti gli unici a fare il report giornaliero”. A dirlo è Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova, intervenuto alla trasmissione L’Italia s’è desta su Radio Cusano Campus. “Che senso ha dire che abbiamo 250mila persone che hanno tampone positivo? Bisogna specificare se sono sintomatici, asintomatici, sono ricoverati, stanno a casa. Da una parte sono numeri che ci fanno fare brutta figura col resto del mondo, perché sembra che vada tutto male e invece non è così, nella realtà altri Paesi che hanno molti più contagi di noi cercano di gestirli in maniera diversa”, ha aggiunto. Se continuiamo così finiremo con l’andare in lockdown di tipo psicologico e sociale. Continuando a fare tutti questi tamponi immotivati, arriveremo a un punto che avremo talmente tanti positivi e contatti con positivi che l’Italia si fermerà”, ha puntualizzato ricordando che “oggi questo virus per la maggioranza dei vaccinati dà una forma influenzale. Gli ospedali sono pieni di non vaccinati, che devono vaccinarsi. Nella gestione della pandemia ci vuole un cambio di passo necessario e urgente”.
Raccoglie l’appello il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, che fa sapere di aver proposto “una riflessione” in merito al ministro Roberto Speranza: “il numero dei contagi – spiega – di per sè non dice nulla, è necessario soffermarsi essenzialmente sui dati delle ospedalizzazioni e occupazione delle terapie intensive”. Anche secondo l’infettivologo e membro del Cts Donato Greco “sarebbe un’ottima idea far diventare settimanale il bollettino dei contagi, mi sembrerebbe naturale farlo. Noi del Cts stiamo discutendo del parlarne col Governo”.
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