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Turista di 54 anni morto a Tropea, 6 persone indagate tra medici e operatori sanitari

Calabria

concluse le indagini

Turista di 54 anni morto a Tropea, 6 persone indagate tra medici e operatori sanitari

La morte dell’uomo risale a giugno 2024 dopo aver assunto un antinfiammatorio. La Procura di Vibo Valentia contesta negligenze e omissioni nella gestione dell’emergenza al Pronto soccorso di Tropea

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Turista - ospedale di Tropea vv

TROPEA (VV) – Fabio Cisotto, turista romano di 54 anni è deceduto il 26 giugno 2024 per shock anafilattico dopo aver ingerito una compressa di ibuprofene da 600 mg. Sei persone, tra medici e operatori sanitari dell’ospedale di Tropea, sono stati iscritti nel registro degli indagati. L’uomo si trovava in vacanza insieme alla moglie in un villaggio nei pressi del porto di Tropea. Dopo aver accusato difficoltà a deglutire la seconda compressa di antinfiammatorio, la donna aveva allertato il 118, che arrivò sul posto dopo circa 15 minuti.

Al suo arrivo al Pronto soccorso, Cisotto era vigile e cosciente. Poco dopo, tuttavia, la situazione è precipitata: uscito per pochi minuti dall’ambulatorio, ha iniziato a respirare con difficoltà e, nonostante i soccorsi, è deceduto. La moglie ha sporto denuncia ai Carabinieri, portando all’apertura dell’indagine della Procura di Vibo Valentia.

L’accusa principale è omicidio colposo, con l’aggiunta per uno dei medici – Fidel Perez, 58 anni, di origini cubane – del reato di falso ideologico per presunte irregolarità nella compilazione della cartella clinica. Gli altri indagati sono Luigia Uslenghi (70 anni, medico), Benedetto Taccone (50 anni, infermiere), Alfonso Stagno (56 anni, operatore socio-sanitario), Vincenzo Guglielmino (47 anni, OSS) e Rosa Russo (54 anni, assistente sanitaria).

Secondo l’ipotesi accusatoria, gli operatori avrebbero sottovalutato la sintomatologia riferita dal paziente, omettendo un’accurata anamnesi e lasciando che l’uomo si allontanasse momentaneamente dalla sala visite, con conseguente aggravamento delle sue condizioni. La Procura contesta inoltre la mancata comunicazione tra infermieri e medici, l’assenza di monitoraggio e la violazione delle linee guida cliniche.

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