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Sviluppo informatico e cybersicurezza: i risultati raggiunti in Italia da questi due settori chiave

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Sviluppo informatico e cybersicurezza: i risultati raggiunti in Italia da questi due settori chiave

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Cyber security

COSENZA – Il panorama della sicurezza informatica in Italia ha registrato un allarmante aumento degli attacchi cyber nel primo semestre del 2023, come evidenziato nel recente Rapporto Clusit. La situazione non accenna a migliorare, con una crescita del 40% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo dato preoccupante indica una tendenza negativa che conferma l’Italia come uno dei Paesi più vulnerabili al cybercrime, come si legge anche nella ricerca di ExpressVPN sullo stato della cybersecurity in Italia.

A livello globale la crescita degli attacchi è diminuita all’11%, mentre in Italia la situazione si è invertita, registrando una crescita quattro volte superiore rispetto alla media mondiale. Un tale andamento, tuttavia, non è da attribuire come “colpa” o “demerito” al Paese, perché c’è anche da considerare l’altro volto della medaglia, cioè le cause fisiologiche che hanno posto l’Italia al centro delle attenzioni degli hacker. Ne parleremo oggi in questo nostro approfondimento, nel quale indagheremo lo stato di sviluppo informatico del nostro Paese in rapporto al livello di cyber sicurezza.

Il legame tra innovazione e rischio

C’è una forte correlazione tra sviluppo informatico e cybercrimine, dal momento che maggiori sono le reti di dati, maggiore sarà la possibilità che vengano bersagliate da attacchi. È la natura stessa del progresso tecnologico, un “fatto” umano che non si può arrestare e che, spesso e volentieri, pone dinanzi a conseguenze sconosciute.

Se osserviamo il modo in cui tale sviluppo ha avuto luogo nel nostro Paese, appare ovvio come questo si sia concentrato specialmente nel periodo compreso tra la distensione della pandemia e gli ultimi mesi. Non dobbiamo dimenticare l’arrivo di nuovi strumenti digitali come firma certificata, PEC, Spid o fattura elettronica. Lo stesso vale per gli investimenti in fibra e per tutti gli impegni in materia di sviluppo tecnologico che l’Italia ha preso con l’Europa. (Vedi PNRR ed Agenda Digitale, per citarne qualcuno).

Il fronte della crescita: dati positivi per ICT e cloud

Il mercato digitale italiano, che solo nel 2022 ha raggiunto un valore di 77,1 miliardi di euro con una crescita del 2,4% annuo, prospera con costanza. Questi dati emergono dal rapporto “Il digitale in Italia 2023”, realizzato da Anitec-Assinform in collaborazione con NetConsulting cube. Nello specifico si legge che i servizi ICT registrano un aumento del 8,5% per raggiungere 14,8 miliardi di euro di valore. A trainare il settore troviamo cloud, mobile business e l’Internet delle cose (IoT). Anche i contenuti e la pubblicità digitali mostrano un andamento positivo con un +6,3% di crescita per 14,5 miliardi di euro di spesa nazionale. Il segmento del software e delle soluzioni ICT, invece, cresce del 6,2% e raggiunge quota 8,6 miliardi di euro.

L’investimento nei servizi di cloud computing, piattaforme di cybersecurity e soluzioni di big data management, quindi, è destinato a crescere costantemente fino al 2026. La spesa in questi settori mostra tassi di crescita che riflettono la volontà delle aziende di identificare, sperimentare e consolidare il know-how informatico.

L’analisi evidenzia che la migrazione verso il cloud inizia a consolidarsi e che le regioni del Nord Ovest e del Centro Italia continuano a trainare il mercato, partecipando con il 62% della spesa complessiva. Tra le sfide future si sottolinea quella dell’affinamento delle competenze dal momento e la necessità di investire maggiori risorse nella formazione, specialmente nel settore ICT.

Il fronte attacchi: attivismi, frodi e vulnerabilità

Il documento più importante in materia di attacchi informatici nel Paese è quello annuale del Clusit, la cui recente pubblicazione ha sollevato interessanti spunti di dibattito e mostrato dati che vale la pena commentare.

Uno dei fenomeni più rilevanti evidenziati nel rapporto è l’aumento significativo degli attacchi di tipo Hacktivism“, che rappresentano ora il 30% degli attacchi totali, rispetto al 6,9% dell’anno precedente. Sono per lo più attacchidimostrativi”, cioè legati a contesti geopolitici come il conflitto in Ucraina.

Ci sono poi gli attacchi con finalità economiche, sia presso le aziende che ai danni delle istituzioni. Quest’anno si è verificata un’anomala incidenza di attacchi con riscatto presso ASL locali e aziende ospedaliere mentre sono aumentati i crimini in ambito finanziario e assicurativo.

Sempre secondo il report, gli attacchi DDoS sono cresciuti in modo considerevole, ponendo in luce un fenomeno inusuale, quello degli attacchi da parte di gruppi di attivisti. Si fanno strada attacchi phishing sempre più sofisticati, specialmente quelli basati su subdole tecniche di manipolazione psicologica.

Il rapporto conclude sottolineando la necessità di maggiore consapevolezza, sensibilizzazione e investimenti mirati. Affrontare la crescente complessità delle minacce cyber richiede un impegno collettivo da parte delle istituzioni, delle aziende e degli utenti per garantire la sicurezza digitale del paese.

 

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