Ionio
Quando Epeo, il creatore del Cavallo di Troia, approdò a Sibari: la leggenda della Pitta Chjna
 
																								
												
												
											COSENZA – Si racconta che Epeo, l’abile costruttore del celebre Cavallo di Troia, una volta terminata l’impresa che cambiò per sempre il destino di Greci e Troiani, intraprese un lungo viaggio che lo condusse sulle coste ioniche dell’Italia meridionale. Sfinito e provato dal mare, approdò tra Sybaris ed Heraclea, luoghi fertili e ospitali, abitati da genti accoglienti.
Secondo la tradizione, gli autoctoni lo accolsero non solo con il vino, ma anche con una focaccia farcita di erbe selvatiche, un dono semplice eppure carico di significato: il pane, frutto della terra, unito alla sapienza del raccogliere e del condividere.
Dal mito alla tavola: la Pitta Chjna
Quella focaccia ancestrale, nata dall’incontro tra il viaggiatore straniero e le comunità locali, potrebbe essere l’antenata di ciò che oggi chiamiamo Pitta Chjna – una delle espressioni più autentiche della cucina calabrese. Una pietanza “povera”, frutto dell’ingegno contadino e dell’arte del recupero, capace di trasformare ingredienti semplici in un piatto identitario.
Non un semplice cibo, dunque, ma un simbolo. La Pitta Chjna racconta la storia di una terra capace di accogliere, di trasformare, di reinventarsi. È il filo che unisce la leggenda di Epeo alla quotidianità delle cucine rurali, passando attraverso generazioni che hanno tramandato gesti e sapori.
Un manifesto di rinascita
Oggi, grazie al racconto e all’opera di due interpreti d’eccezione – custodi di tradizioni e narratori di futuro – la Pitta Chjna non è soltanto una pietanza, ma un vero e proprio manifesto culturale. Essa diventa emblema di rinascita: della cucina che si riappropria delle proprie radici, delle comunità che riscoprono la propria identità attraverso il cibo, della memoria che si trasforma in strumento di riscatto.
Così, il mito di Epeo e l’umile focaccia di erbe si trasformano in un patrimonio collettivo, dove l’epica incontra il gusto, e il passato si fa alimento del presente.
 
                         
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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