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Droga (tanta) dalla Presila fino a Cosenza. Frasi in codice e spaccio anche dai domiciliari

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Droga (tanta) dalla Presila fino a Cosenza. Frasi in codice e spaccio anche dai domiciliari

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COSENZA – L’operazione di stamattina, denominataPressing”, è il risultato di un’intensa attività investigativa della Sezione Antidroga della Polizia di Cosenza. Il blitz è scattato all’alba ed ha consentito di cristallizzare una diffusa attività di spaccio da parte di persone che, si legge nell’ordinanza che ha portato a 20 misure cautelari, avevano creato un sistematico smercio di sostanze stupefacenti in città e nel suo hinterland con un continuo e rapido approvvigionamento. La continuità e la costanza nelle attività di cessione della droga, emergono chiaramente dai 200 capi d’imputazione. L’indagine si è svolta dai primi mesi del 2021 sino agli inizi del 2022.

Droga (tanta) e immediata. Dalla Presila fino a Cosenza

Nell’arco dei mesi di indagine sono state cristallizzate condotte continuative e quotidiane di spaccio, talvolta plurime nell’arco della stessa giornata. Sostanze di diversa natura nella disponibilità degli indagati: soprattutto hashish, marijuana e cocaina. Il quantitativo era spesso molto elevato e, soprattutto, si legge nell’ordinanza, “il rifornimento, attraverso i canali, agile e rapido”.

E le richieste di sostanze stupefacenti venivano prontamente soddisfatte da persone che potevano contare su un sostanzioso numero di clienti. All’interno di un’abitazione, durante una perquisizione, le forze dell’ordine avevano rinvenuto un’agenda e diversi appunti con una serie di nomi e di importi. Proprio questo rinvenimento, evidenzia il Gip “ha consentito di fare luce sull’estensione territoriale dell’attività di spaccio che dalla zona della Presila si espandeva nella città di Cosenza” attraverso collaborazioni con altri soggetti finiti nell’indagine. La pericolosità di alcuni indagati è stata altresì circostanziata dall’accertata detenzione e porto illegale di armi. Indagati che passavano interamente le loro giornate “nell’organizzazione dell’attività, nel conteggio dei proventi, nella preparazione e nella distribuzione delle dosi”.

Cessione della droga anche da chi era ai domiciliari

All’operazione di oggi si è arrivati al termine di lunga attività di intercettazione, partita a seguito di un arresto in flagranza per estorsione, sommata all’escussione di diverse persone (per lo più assuntori di stupefacente e familiari). Ma anche attività di pedinamento, osservazione, controllo, cui spesso sono seguite perquisizioni e ingenti sequestri di stupefacente. L’identificazione dei soggetti coinvolti nell’attività illecita è avvenuta mediante l’individuazione degli intestatari delle utenze telefoniche e di una serie di autovetture “monitorate”.

Dall’inchiesta emerge che, nonostante l’applicazione degli arresti domiciliari e di altre misure cautelari sempre per droga, alcuni degli indagati continuassero con “costanza nelle attività di spaccio “. Tanto che il Gip ha evidenziato “disprezzo e indifferenza per le prescrizioni impartite dall’Autorità Giudiziaria”

Le parole in codice per avere o cedere lo stupefacente

Il Gip, nell’ordinanza, evidenzia che sempre più spesso i pusher utilizzavano parole in codice, frasi criptiche e conversazioni di brevissima durata (a volte anche senza un senso logico) dove l’assuntore, e chi cedeva la droga, concordavano l’incontro.

“… Mi servono i soldi, – si sente in alcune intercettazioni – oggi ho avuto pressioni abbastanza convincenti, io non lavoro, riuscivo a campare grazie a questo, sei un avvocato cazzo.” Questo non avendo ricevuto alcuna risposta e né tantomeno ai messaggi precedentemente inviati, utilizzava anche la segreteria telefonica: “avvocato buonasera, questo tu già lo sai, eh, ascolta una cosa, ho bisogno urgentemente di chiudere quella pratica di cui ti stai occupando perchè siamo agli sgoccioli eh.. bisogna chiudere in fretta. Contattami appena puoi, dammi un appuntamento allo studio, a casa, per strada in un bar, dove ritieni più consono eh così mettiamo un attimino questa pratica”. E ancora “mi raccomando Avvocà se nò mi porti a venire sotto casa non vorrei ecco, ok? Ciao buona serata“.

La drammatica telefonata di un padre al pusher: “uccidi mio figlio”

Uno degli indagati, telefona al padre di un tossicodipendente il quale gli doveva dei soldi. E senza troppi giri di parole l’uomo, rimasto senza soldi per i continui prelievi del figlio per acquistare lo stupefacente risponde: «ascolta, me lo fai un favore? Me lo spari a mio figlio? Se me lo spari, se me lo togli dai coglioni, è un pregio. Preferisco che muoia, te lo giuro, lo preferisco. Se me lo spari ti pago un caffè».

Il pusher stesso rimane stranito dalla risposta dell’uomo e replica: «tuo figlio è buono, deve smettere di frequentare gente di merda. Senti a me, il ragazzo si può recuperare, ci sono le comunità, non deve frequentare gente di merda» ». Ma il padre incalza (in questa surreale conversazione n.d.r.): «per me è morto, io preferisco che mio figlio muoia, te lo giuro. È un drogato perso, è un delinquente». A quel punto il pusher  cerca di recuperare il denaro ed il padre affida al pusher tutta la sua disperazione: «ho solo 5 euro per comprare il pane, mio figlio mi ha rubato tutto… lo sai che se muore non ho i soldi per il funerale? mia moglie ha pianto per tre giorni. L’unica soluzione è che muore, così noi ci salviamo e siamo tutti contenti».

Vittime anche le famiglie degli assuntori

La capacità di alcuni indagati di attuare la propria forza intimidatrice al fine di recuperare i crediti derivanti dalla cessione di droga è emersa in tutta evidenza ed è perfino degenerata, in qualche occasione, in violente aggressioni fisiche. Le ripercussioni dell’attività estorsiva hanno visto coinvolti, talvolta, finanche i familiari degli assuntori, costretti a subire, oltre al dramma dello stato di tossicodipendenza del proprio caro, anche quello della paura di conseguenze gravi derivanti dalle minacce a loro rivolte.

 

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