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‘Ndrangheta: appalto per le pulizie all’Asp di Reggio, sequestrati beni per 6 milioni e mezzo

Calabria

‘Ndrangheta: appalto per le pulizie all’Asp di Reggio, sequestrati beni per 6 milioni e mezzo

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guardia finanza indagini tributaria

REGGIO CALABRIA – E’ scattata questa mattina l’esecuzione – in Calabria e Lombardia – di un provvedimento di sequestro di beni per un valore complessivamente stimato in 6,5 milioni di euro. L’attività costituisce l’epilogo di indagini nei confronti di un imprenditore reggino, Domenico Chilà, di 61 anni, indiziato di aver assunto il ruolo di imprenditore di riferimento di storiche articolazioni territoriali di ‘ndrangheta, avendo assicurato alle stesse la possibilità di ricevere i proventi di appalti pubblici.

La figura criminale dell’imprenditore era emersa nell’ambito dell’operazione “Inter Nos”, contro l’infiltrazione della ‘ndrangheta negli appalti pubblici, conclusasi con l’esecuzione di provvedimenti cautelari personali nei confronti di 18 soggetti e sequestri per oltre 12 milioni di euro. Nell’ambito di tale inchiesta l’imprenditore è stato rinviato a giudizio per i reati, tra gli altri, di associazione di stampo mafioso ed associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti di corruzione, turbata libertà degli incanti e, più in generale, di delitti contro la pubblica amministrazione.

Sistema corruttivo con la pubblica amministrazione

Le indagini avrebbero messo in luce un rodato e ben strutturato sistema corruttivo che avrebbe consentito all’impresa riconducibile al soggetto, di svolgere indisturbata il servizio di pulizie, con il supporto della ‘ndrangheta. In particolare, il soggetto, unitamente ad altri imprenditori, avrebbe realizzato un sistema criminoso ben organizzato e, mediante condotte corruttive con funzionari della pubblica amministrazione – anche questi ultimi coinvolti nel procedimento penale “Inter Nos” – e turbative d’asta, sarebbe riuscito ad accaparrarsi, per oltre un ventennio, l’appalto pubblico dei servizi di pulizie e sanificazione presso le strutture sanitarie rientranti nella competenza dell’A.S.P. di Reggio Calabria. A tal fine, sarebbe stata costituita una cassa comune nella quale ciascun imprenditore avrebbe versato, in ragione della propria forza economica, il proprio contributo destinato a corrompere i pubblici funzionari e pagare le famiglie di ‘ndrangheta. Attraverso una complessa e articolata attività di riscontro, è emerso il patrimonio direttamente e indirettamente nella disponibilità del proposto, il cui valore sarebbe risultato sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata.

Su queste basi, con il provvedimento in esecuzione, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria – allo stato del procedimento ed impregiudicata ogni diversa successiva valutazione nel merito – ha disposto l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro dell’illecito patrimonio riconducibile all’imprenditore, costituito, nello specifico, dall’intero compendio aziendale di 2 imprese attive prevalentemente nei settori della pulizia generale di edifici e della compravendita, amministrazione, valorizzazione e locazione di beni immobili, quote di partecipazione in 1 società di capitali, 4 immobili, 1 autoveicolo, oltre a rapporti bancari, finanziari, assicurativi e relative disponibilità, per un valore complessivamente stimato in circa 6,5 milioni di euro.

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