Provincia
Mangone: morto assistente capo della penitenziaria, prima avrebbe tentato di sparare alla moglie
MANGONE (CS) – Una tragedia immane quella che ha colpito Mangone dove nelle scorse ore, un uomo M.F.P., 57 anni, assistente capo coordinatore della Polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Cosenza, si è tolto la vita. Secondo quanto emerso prima di rivolgere l’arma contro di sé, l’uomo avrebbe tentato di uccidere la moglie, che si è salvata scappando via con in braccio il figlio di soli 5 anni. L’altra figlia della coppia in quel momento si trovava a scuola.
Una mattinata tragica che sarebbe iniziata prima con una discussione animata con la moglie nel corso della quale il 57enne l’avrebbe prima minacciata per poi estrarre la pistola d’ordinanza che aveva in dotazione rivolgendola contro la donna. Lei però sarebbe riuscita, in pochi istanti, a prendere il bimbo e a scappare per rifugiarsi in casa di alcuni vicini. Sarebbe stato in quel momento che l’uomo, si è tolto la vita. Nella camera da letto infatti, i carabinieri avrebbero rinvenuto un bossolo, e poi nei pressi della porta dell’abitazione un altro. Il terzo bossolo infine, era accanto al cadavere. Sulla tragica vicenda sono in corso approfondite indagini.
Sindacato di Polizia Penitenziaria «10 suicidi negli ultimi 2 anni»
“Il tragico gesto dell’assistente capo coordinatore del corpo di polizia penitenziaria, di 57 anni, padre di due figli, in servizio a Cosenza, ci lascia sgomenti e rinnova la nostra attenzione e il nostro impegno sull’aumento esponenziale dei decessi (nella stragrande parte dei casi per malore improvviso) che si registra da tempo tra gli operatori della polizia di Stato (tutti i Corpi) del quale, stranamente, non esistono statistiche ufficiali”. A dirlo è il segretario del S.PP., Aldo Di Giacomo che spiega come “solo tra il personale penitenziario i suicidi negli ultimi due anni sono stati 9 (a cui aggiungere quello del collega di Cosenza; 5 nel 2023 e 4 nel 2022) ed oltre ai suicidi, negli ultimi 13 mesi abbiamo avuto 41 poliziotti penitenziari che sono morti di malore improvviso, con un aumento del 200% rispetto alla media degli anni pre-pandemia, e anche se non esiste una statistica interna o dell’Istat, questi dati ci preoccupano molto come allarmano le famiglie del personale. Tra polizia e polizia penitenziaria i dati mostrano che c’è qualcosa che non va e messi insieme descrivono una situazione molto simile”.
Il segretario Di Giacomo snocciola alcuni dati: “quelli più aggiornati risalgono al 2022: 72 suicidi, così suddivisi: 16 nei Carabinieri; 8 nella Guardia di finanza; 3 dell’Esercito; 4 della Polizia penitenziaria; 24 della Polizia di Stato; 8 della Polizia locale; 5 Guardie giurate; 2 Vigili del fuoco; 2 dell’Aeronautica militare e marina. Nel corso del 2021 sono stati catalogati 57 suicidi, nel 2020 erano 51″.
“In effetti, il suicidio è così diffuso in queste professioni che – commenta Di Giacomo – il numero di agenti di polizia morti per suicidio è più del triplo rispetto a quelli feriti a morte nell’esercizio delle loro funzioni. Una forte componente è connessa allo stress psico-fisico in moltissimi suicidi. E tra le molteplici cause, emerge proprio lo stress intenso cui le forze dell’ordine sono esposte quotidianamente, specie nelle carceri dove il personale solo nell’ultimo quadrimestre 2023 ha subito 514 aggressioni per un totale di oltre 1.800 in tutto l’anno. In Italia abbiamo delle grandi difficoltà, primo fra tutte non si indaga. Noi abbiamo chiesto di avere chiarezza su queste morti, perché è giusto che venga data una risposta in tempi rapidi, anche perché se si continua così a nascondere sempre il problema, tutte queste morti non avranno mai una risposta. È una situazione intollerabile”.
Social