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Comune di Castrolibero diffida la Regione «No a fusione comuni e autonomia differenziata»

Area Urbana

Comune di Castrolibero diffida la Regione «No a fusione comuni e autonomia differenziata»

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CASTROLIBERO – Il Comune di Castrolibero, nella seduta consiliare del 14 febbraio ha ribadito, con tutti favorevoli e un solo astenuto, un duplice no, diffidando la Regione, alla fusione dei comuni dell’area urbana, Cosenza, Rende, Castrolibero, secondo la bozza del disegno di legge regionale e ha formalizzato il proprio no all’autonomia differenziata così come proposta dal DDL Calderoli.

Discusso e approvato un documento politico/amministrativo di diffida al Consiglio Regionale della Calabria sulla proposta di fusione dei Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero. Il legislatore Repubblicano, a seguito della caduta del regime fascista che aveva soppresso numerosi comuni, nel ventennio, emanò la Legge del 15 febbraio 1953, n 71. Il Costituente (art.133, comma 2 Cost), e poi il legislatore (TUEL), riservavano alle Regioni, previo referendum consultivo delle “popolazioni interessate”, la potestà legislativa in tema di istituzione di nuovi comuni e/o modifica delle loro circoscrizioni.

Pertanto, l’atto istitutivo del comune unico, si stabiliva, avrebbe rivestito sempre la forma della legge regionale. Il quadro normativo si completava, inoltre, negli anni più recenti, con la c.d. legge Delrio, che ha previsto alcune misure agevolative ed organizzative per le fusioni, ma di corto respiro e, soprattutto di breve durata. Infine, quale ultimo elemento, questo sì di totale criticità, le singole norme regionali sulle fusioni, talvolta distoniche tra loro ed oltremodo datate, come il caso della Regione Calabria la cui legge risale al 5 aprile 1983 n 13.

Passando all’esame dell’art. 133 comma 2 Cost, esso dispone: “le Regioni, sentite le popolazioni interessate, può con le sue leggi istituire nel proprio territorio nuovi comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni”.

Dalla lettura è possibile ricavare: l’adozione di una legge regionale, non potendosi addivenire alla fusione attraverso un mero atto amministrativo; l’obbligo di acquisire il parere delle popolazioni coinvolte. In questo range si muove il dibattito, che per la verità appassionò sin dall’inizio dei lavori a partire dal 1 agosto del 1946, che ha visto protagonisti i membri del Comitato per le autonomie composto dagli Onorevoli Ambrosini, Bordon, Castiglia, Codacci, Pisanelli, Einaudi, Gieco, Lammi, Starnuti, Uberti e Zuccarini. L’on.le Nobile ad esempio fu subito contrario a consentire alle Assemblee regionali creassero o modificassero nuovi comuni o modificassero le circoscrizioni, perché questo poteva essere esigenza spinta da mere esigenze elettorali. Appariva, pertanto, necessaria e preponderante la determinazione popolare da parte delle popolazioni interessate.

Il presidente Terracini si rese conto che questa era la tesi comune di base. A questo punto l’On.le Mortati ravvisò l’esigenza di fissare le condizioni generali per la manifestazione della volontà popolare, evidenziando che trattandosi di atto consultivo e non vincolante, non vi era necessità di quorum, al contrario necessario se si fosse giunta alla diversa determinazione di atto amministrativo in quanto tale vincolante. Questa premessa storica è importante per fissare un dato: l’aberrazione di possibili fusioni solo per fini elettoralistici e non nell’interessse effettivo delle popolazioni e nel rispetto delle loro esclusive volontà.

Ora, è in atto, da parte di alcuni Consiglieri della maggioranza della Regione Calabria il tentativo fino ad ora sbandierato, addirittura con una bozza di proposta di legge, invero non depositata ufficialmente ma illustrata pubblicamente, con la quale addirittura viene fissata la data del 01.02.2025, quale quella della cessazione dei Comuni di Castrolibero, Rende e Cosenza, per dar vita ad una città unica, attraverso l’istituto della fusione circoscrizionale. Detto tentativo, di ulteriore accelerazione, almeno nelle intenzioni, muove da prese di posizioni in precedenza espresse da altro Consigliere Regionale, che ne aveva lanciato l’idea. A questo punto, dal Consiglio Comunale di Castrolibero, si ufficializza in atti una inequivoca posizione: Intanto, nel merito, alcune considerazioni: La relazione tecnico-finanziaria non contiene alcun aspetto tecnico relativo alla situazione patrimoniale dei tre Comuni, così diversa tra loro, né si evince riferimento alcuno alle emergenze dei rispettivi bilanci, in specialmodo quelli di Cosenza in dichiarato stato di pluri-dissesto ed ancora in fase di ulteriore accertamento, ed in misura minore del Comune di Rende, comunque, in pre- dissesto, e di come detta condizione riverbera sulle popolazioni, in specie sui cittadini di Castrolibero che ha le finanze in ordine. L’unico aspetto della relazione finanziaria è il costo del referendum!

È, invece, necessario:

– commissionare uno studio di fattibilità finanziaria in grado, esso si, di determinare e far emergere le condizioni e gli effetti che la fusione realizza in concreto sui cittadini, a qual punto chiamati su contenuti chiari ad esprimersi con un si od un no, non come adesso sul nulla;
– sentire previamente la voce delle singole amministrazioni coinvolte, in ossequi al principio di rappresentanza e di mandato elettivo ricevuto, cardini di costituzionalità;
– prevedere, anche alla luce delle recenti bocciature ricevute dal Consiglio di Stato per le fusioni di Campora San Giovanni e Serra d’Aiello, che la legge regionale venga modificata con la previsione di referendum consultivi che si rivolgano alle popolazioni di ogni singolo comune individualmente coinvolto nella fusione. Tanto in ossequio al principio di autodeterminazione e non già di annessione, che ogni diversa concezione referendaria darebbe come risultato, in specie per i comuni a minore densità residenziale rispetto a quelli più grandi che li vedrebbero soverchiati.

In attesa che tutto questo previamente avvenga, e nella preoccupazione che possa procedersi, da parte degli organi regionali, per come avvenuto nei Comuni di Amantea e Serra d’Aiello, ovvero senza far esprimere le singole popolazioni coinvolte, sia pur consultivamente, e non la totalità, disomogenea, dei residenti dei futuri territori da fondere, il Comune di Castrolibero, verificatesi tali suddette condizioni, avvierà le procedure per indire entro il 30 ottobre 2023, un proprio referendum di natura consultiva, ponendo alla base un proprio studio di fattibilità e chiedendo ai cittadini di esprimersi.

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