COSENZA – La Calabria mortificata. Dall’arroganza di potenti e “pezzenti”. La luce dei riflettori della cronaca oggi s’è accesa tutta
sulla nostra regione. Ogni telegiornale, tutte le agenzie di stampa, diversi programmi radiofonici, nonchè tantissimi giornali, siano essi cartacei o digitali, hanno riportato, ripreso, diffuso ed amplificato, la storia dei rimborsi elettorali dei dieci e oltre consigliere regionali che, pur di godere dei rimborsi, si sono fatti restituire anche la spesa per due “Gratta e vinci”. Che figura. Da cosentino e da calabrese mi vergogno di questa pagina della mia terra, ma so bene che, per come impone la regola delle notizie, tra tre giorni questa storia sarà bella e dimenticata. Un pò come quel vecchio adagio legato all’ospite che, dopo tre giorni, puzza. E si ritornerà alla vita di sempre. Tra i tanti articoli che ho letto, tra le tante notizie, al riguardo, che con i colleghi e le colleghe ho commentato, m’ha colpito molto, l’editoriale del mio bravissimo collega ed amico Alfredo Sprovieri, giornalista dalla penna sopraffina e direttore di Mmasciata.it.
Sono passati 38 giorni dalle elezioni – scrive Alfredo Sprovieri – lunghe settimane di stallo che non ci rimborserà nessuno. Il governo fantasma, dimissionato e criticato ogni giorno dagli stessi che non si sono mai preoccupati di sfiduciarlo, continua a rinviare i provvedimenti sull’economia reale. Lo legge sul giornale trafugato al bar il piccolo imprenditore che anche oggi ha appuntamento alle 10 nella filiale della banca per mettere altre firme sulle carte che lo strozzeranno. Entra a testa bassa come un ladro, ma è lo Stato che l’ha derubato. Non gli hanno mai pagato quel lavoro fatto in modo ineccepibile per il Comune e per pagare operai e fornitori continua ad indebitarsi con l’istituto di credito, ogni giorno un po’ di più. Anche ai poveri 38 giorni sembrano un’eternità che si ripete, vi abbiamo raccontato la storia di chi attacca un calendario dell’anno prima sulle pareti dei ponti per sentirli come una casa, vi abbiamo parlato delle pensionate che rovistano nei rifiuti per cercare i Gratta e vinci buttati per la fretta. Chissà che in questi non ci sia qualche tagliando abbandonato da un consigliere regionale calabrese. Visto quanto hanno da fare non ci stupiremmo della distrazione. Sono indagati in dieci, otto del centrodestra e due del centrosinistra; l’accusa è di peculato. Si facevano rimborsare tutto di questi 38 giorni e di molti altri ancora. Le tasse, la benzina, i detersivi, pranzi, cene e affitti. I-Pad e I-Pod. Caffè e abiti, persino numerosi Gratta e vinci. Volevano migliorare ulteriormente la loro condizione di riccastri nella regione più povera d’Europa e non ce la facevano ad aspettare la prossima elezione. Si tratta dei famosi rimborsi ai gruppi consiliari che qualche mese fa avevano fatto esplodere quella specie di fumetto giornalistico chiamato Regionopoli. In Calabria queste spese sono state rese pubbliche proprio in quei mesi, ma coperte sotto una variegata serie di “Omissis” e voci generiche, come vi avevamo raccontato in diversi servizi. Trentotto giorni dopo le elezioni si scopre – non con molta sorpresa in verità – fin dove arriva la vampirica morale del consigliere regionale e la sottomissione dei funzionari che hanno dichiarato legittime le fatture per i tergicristalli dell’auto blu. Non si sanno ancora nomi, cambierà poco se fra questi non risulteranno i molti designati a raccogliere voti 38 giorni fa per il Parlamento della Repubblica. Nessuno fa niente per far uscire da questa perversa spirale il Paese e le sue zone più sottosviluppate. Quelli che in Parlamento ci stanno da trentotto anni come quelli che ci stanno da trentotto giorni. Il tema dei costi della politica indigna e fa arroventare le tastiere, mentre le piazze tacciono. Centinaia di migliaia di euro che fanno più notizia del miliardo e sette sequestrato ad uno dei ladri del vento e del sole. Un imperatore delle energie alternative che faceva affari per conto dell’ineffabile capo dei capi di Cosa Nostra. Ovviamente con il bene placito di amministrazioni di vario livello e di onorevoli conniventi pronti a sponsorizzare l’affare. Con una mano ci rubano i soldi e con l’altra le risorse della terra e l’unica cosa che ci sentiamo di poter fare, appena finito di digitare la nostra indignazione, è di andare a comprare un Gratta e vinci, sperando che almeno la sorte voglia darci quello che da soli non sappiamo riprenderci. Davvero, dovremmo, anzi meglio, dobbiamo riprenderci. La dignità di calabresi. Buon rigurgito d’orgoglio a tutti.