COSENZA – Migliorano le condizioni dei pazienti ricoverati all’Ospedale di Cosenza per un’intossicazione da botulino. Un focolaio partito da un camion che vende panini sul lungomare di Diamante. L’ingestione dei prodotti serviti ai clienti il 3 agosto avrebbe portato al decesso di due persone: Tamara D’Acunto 45enne di Diamante e Luigi Di Sarno 52enne di Cercola (Napoli). L’autopsia sui loro corpi è stata eseguita la scorsa settimana e le salme sono state restituite ai familiari (quella di D’Acunto è stata riesumata dopo i funerali).
Botulino e food truck a Diamante, 10 indagati
Al momento i ricoveri all’Annunziata per botulinismo sono più che dimezzati. Nell’arco di 10 giorni da 15 degenti si è passati ai 5 attuali. La Procura di Paola, che ha inteso far luce sulla vicenda, ha iscritto sul registro degli indagati 10 persone. Si tratta di 6 medici (2 dell’Ospedale di Cetraro e 1 del 118 che avevano visitato la donna deceduta, 3 in servizio in una clinica privata di Belvedere Marittimo che aveva in cura il turista campano); del venditore ambulante e di 3 legali rappresentanti della ditta che confeziona e distribuisce i barattoli di conserve contaminati. Tutti sono sospettati, a vario titolo, di omicidio colposo, commercio di sostanze alimentari nocive e lesioni.
I ricoveri per botulino all’Ospedale di Cosenza
In questo momento all’Annunziata sono ricoverati 5 pazienti con diagnosi di botulino di cui 2 in terapia intensiva e gli altri nei reparti d’area medica. Il direttore dell’Unità Operativa Complessa Anestesia e Rianimazione Andrea Bruni spiega quale è la situazione attuale e come riconoscere i sintomi dell’intossicazione da botulino. «Oggi, martedì 19 agosto, – afferma il primario di Terapia Intensiva Bruni – in Rianimazione ci sono 2 ricoverati per il botulinismo. Sono i pazienti che versano in condizioni più critiche, ma in miglioramento, anche se ancora in prognosi riservata. Un’altra persona che era qui in Terapia Intensiva ha lasciato il nostro reparto poche ore fa ed è stata trasferita in area medica».
Botulino, quando andare in ospedale
«I sintomi – chiarisce il direttore della Rianimazione Andrea Bruni – consistono in disturbi gastrointestinali accompagnati da manifestazioni neurologiche. Un esempio: vomito, diarrea, ai quali seguono offuscamento visivo, diplopia (cioè si inizia a vedere doppio), difficoltà nell’articolare le parole e ad ingoiare. Sono questi i primi segnali di allarme per i quali il cittadino dovrebbe immediatamente recarsi in ospedale perché poi i sintomi successivi comportano la paralisi di tutta la muscolatura, inclusa quella respiratoria. E l’insufficienza respiratoria acuta è proprio la complicanza più temibile di questo veleno. Quanto prima è possibile somministrare l’antidoto, tanto prima si guarisce dalla patologia e si evitano le complicanze mortali della malattia».
Scorte di sieri antitossine all’Ospedale di Cosenza
«Grazie ad un intervento congiunto (tra la direzione generale dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, la Regione Calabria, il Ministero della Salute e il Centro antiveleni) siamo stati in grado di dotarci per tempo di 7 sieri antitossine in un primo momento, altri 3 successivamente. All’Annunziata ne abbiamo ancora 5 che non sono stati somministrati. Dovranno poi essere restituiti perché è il Ministero della Salute che detiene questi sieri, non sono nelle disponibilità delle aziende ospedaliere. Infatti un elicottero del 118 è andato a Roma a recuperarli e trasportarli a Cosenza per averne scorta in quanto la guerra al botulino è una partita contro il tempo: si vince se si agisce subito. E l’antidoto agisce soltanto sulla tossina che ancora circola nel sangue, cioè prima che si lega alle cellule nervose e provoca il danno. Una volta che il danno c’è stato, il legame della tossina botulinica con il nervo non è reversibile e somministrare antitossina botulinica non aiuta».

