COSENZA – “Ci speravamo, ci speravamo e abbiamo sempre avuto fiducia nella giustizia. E’ chiaro che se avessimo avuto questa procura e questi pm fin dal primo momento non ci sarebbero voluti 35 anni per arrivare alla verità“. Sono le prime parole dell’avvocato della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo, all’uscita del tribunale di Cosenza dove la Corte di Assise ha condannato Isabella Internò per l’omicidio di Denis.
“E’ chiaro che quando abbiamo chiesto la riapertura che è stata sposata dal procuratore Facciolla che ha creduto nella nostra richiesta di riapertura poi si è aperto un nuovo capitolo che è terminato oggi, prosegue Anselmo che confessa che “Sono stati tanti i momenti difficili”, “quando sono finite le indagini e quando è stato trasferito il procuratore Facciolla”. “E’ chiaro che abbiamo avuto paura che chi subentrasse a lui ci abbandonasse. In realtà invece devo dire che il procuratore capo ma soprattutto il dottor Primicerio hanno fatto un lavoro meraviglioso”.
“Oggi possiamo dire che Denis Bergamini è stato assassinato”
“Quello che dico sempre – prosegue Anselmo – è che la giustizia è degli uomini. Gli uomini non sono tutti uguali. E quindi purtroppo la giustizia non è sempre uguale. Mi è capitato che in altri processi quando hai i pubblici ministeri preparati che non fanno sconti a nessuno, che credono nel loro lavoro e che sono competenti, che non sono facili da riunire, non sono così scontati. E allora anche la parte civile può fare il suo lavoro, esercitare il suo ruolo e può sperare di arrivare alla verità come siamo arrivati oggi. Ed è stata riconosciuta anche la premeditazione. L’importante è che oggi possiamo dire ancora di più che Denis Bergamini è stato assassinato, che era quello che voleva Donato, che era quello che voleva Domizio, che era quello che voleva tutta la famiglia Bergamini.
Perché dire che Denis Bergamini si è suicidato vuol dire insultare il suo nome, che non si può più difendere. Significa insultare la famiglia e dare uno stigma immeritato, ingiusto, che la famiglia ha portato con dignità per 35 anni. Oggi è finita. Da oggi si parla di omicidio. È stato un processo molto difficile. Sarei ipocrita se dovessi dire qualcosa di diverso. Certo, è stato un processo molto difficile. Abbiamo cercato di dare il nostro contributo con lealtà e con determinazione e con sacrificio. La verità è che noi la conoscevamo ed era nelle carte fino al 18 novembre 1989. Era lì la verità”, ha concluso Anselmo.