Area Urbana
Annunziata, concorso di Ostetricia e Ginecologia: il CdS accoglie l’appello e stoppa il concorso
COSENZA – «Il Consiglio di Stato, sezione terza, ha accolto l’appello della candidata esclusa dal concorso e ha disposto una sollecita definizione del merito dell’intera e nota vicenda concorsuale che si trascina da oltre un anno». Così una nota dello studio legale Morelli e Ciambrone.
«I giudici romani – prosegue la nota – hanno sospeso la sentenza del Tar Calabria che in prima battuta aveva respinto i motivi di censura avanzati dalla candidata che si è avvalsa del patrocinio dello studio degli avvocati Ciambrone e Mascaro che sin dall’inizio hanno sostenuto le ragioni della dottoressa Russo ingiustamente ritenuta non idonea pur avendo ottenuto il massimo punteggio nella valutazione dei titoli accademici e professionali. Nella decisione del CdS così si legge: «Accoglie l’appello…” e nella parte motiva “..ritenuto che i primi due motivi di appello meritano approfondimento nella sede del merito…” concede la sospensione dell’impugnata sentenza. L’azienda ospedaliera Annunziata di Cosenza sulla scorta dell’esito del primo grado aveva deliberato di assumere i due vincitori con contratto a tempo indeterminato e ciò ha indotto l’appellante a chiedere con urgenza la sospensione degli effetti della gravatoria ed ingiusta sentenza dei giudici calabresi.
La discussione, alla presenza di tutte le parti e dell’avvocato generale dello Stato, che aveva chiesto il rigetto dell’appello, si è svolta la camera di consiglio in data 27 marzo 2023 e all’esito il CdS ha accolto l’appello. I due motivi, che sono poi quelli principali del ricorso e dei motivi aggiunti, che i giudici di palazzo Spada hanno ritenuto di dover approfondire – tanto da sospendere l’impugnata sentenza di primo grado – sono quelli riguardanti l’incompatibilità del presidente del concorso, Michele Morelli e la violazione del bando concorsuale ove, illegittimamente, il presidente e la commissione concorsuale hanno inteso ridurre la valutazione dei titoli dei candidati a solo gli ultimi cinque anni pregressi al concorso e non nella loro globalità e quindi non anche per il periodo antecedente per come era previsto nel bando.
Ciò aveva comportato un minor punteggio per la candidata e una minore forbice con i due vincitori. Circa il motivo sull’incompatibilità si è censurato il comportamento del dottor Michele Morelli che, ad avviso della candidata poi ritenuta non idonea, doveva avvertire l’Azienda Ospedaliera della situazione, anche potenziale, di conflitto con il di lei marito attualmente professore all’Università La Sapienza di Roma. Quindi una situazione di grave inimicizia, legata a delle denunce sporte dal marito della candidata contro la mala sanità, che rendeva incompatibile alla carica di commissario del concorso. Tra l’altro la medesima questione è stata oggetto di apposita denuncia-querela ai carabinieri di Cosenza i quali, all’esito di approfondite indagini, hanno concluso nella loro informativa di reato per l’ipotesi di abuso di ufficio a carico dell’indagato. Ipotesi, poi, non supportata dal pm Cozzolino che ha chiesto l’archiviazione poi impugnata.
Il gip di Cosenza, Piero Santese, ha ritenuto ammissibile l’opposizione della persona offesa e ha fissato l’ udienza del tre dicembre 2023 presso il Tribunale di Cosenza. La persona offesa ha indicato numerosi punti di investigazione suppletiva chiedendo, ove ne ricorrano i presupposti, anche l’imputazione coatta. Anche in sede penale, quindi, si discuterà della questione aveva o meno l’obbligo di astenersi per come sostenuto dalla querelante e, ora, anche dagli stessi Carabinieri che hanno condotto le indagini. Si legge infatti a pagina tre della informativa di reato: “…proprio per tali motivi Michele Morelli …avrebbe dovuto dimettersi dall’incarico ricevuto nella commissione esaminatrice” ed ancora sempre i carabinieri scrivono al pm: “Da una analisi della vicenda prospettata…il dottor Michele Morelli avrebbe dovuto comunicare all’azienda ospedaliera di Cosenza una sua astensione nell’assumere l’incarico di presidente della commissione d’esame in quanto è evidente che lo stesso non poteva giudicare la professionista con l’obiettività, imparzialità e trasparenza”.
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