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Operazione “Orchi” : assolti gli imputati
 
																								
												
												
											COSENZA – Gli ” Orchi di Cosenza” , ovvero le tredici persone accusate di violenza sessuale ai danni di un disabile, sono stati assolti.
Quella subita per anni da un giovane cosentino affetto da lievi problemi psichici non fu una violenza sessuale. E quindi gli imputati sono tutti scagionati perché, come acclarato dai giudici di Catanzaro, «il fatto non sussiste». Riabilitati, quindi, Giuseppe Santoro, Massimo Lo Monaco, Ferdinando Mele, Aldo De Rose, Pasquale Andali,Giuseppe Pugliese, Antonio Donvito, Cosimo Pastorello,Vincenzo Gagliano.
Era stato proprio il giovane a confidare la vicenda che per quasi otto anni lo aveva coinvolto. Nell’aprile del 2011 si era rivolto al luogotenente dei carabinieri Cosimo Saponangelo. Raccontò di essere stato costretto a partecipare ai loro giochi erotici sia passivamente che attivamente nei luoghi più disparati della periferia cosentina.
Ora la sentenza: non fu una violenza sessuale. La notizia in se è clamorosa, persone che nel breve volgere di un giorno, sono state emarginate e macchiate di una colpa orrenda, additati come mostri e costretti a vivere lunghi giorni di prigionia, con addosso un marchio infame come “orchi” nei confronti di un disabile. Finalmente l’appello ha emesso la sentenza conclusiva, non fu violenza sessuale. La fine di un episodio triste e penoso, che rimarca, ove ce ne fosse la necessità, di quanta poca umanità sia rimasta nei nostri cuori. “Notizia, condanna, marchio” e poi finalmente “assoluzione”. Il verdetto d’assoluzione salutato con soddisfazione dall’avvocato Angelo Nicoltera, legale di fiducia di Cosimo Pastorello. Il penalista cosentino, interpretando il forte stato emotivo del suo cliente, provato, come tutti gli altri, da questa triste vicenda, poco dopo la lettura della sentenza, ha dichiarato «Esprimo la mia più grande soddisfazione, per una sentenza che rappresenta una vittoria per la legalità e per la giustizia. Spero che ora si riuscirà a restituire dignità al mio assistito, che ha sofferto ingiustamente la privazione della libertà personale da più di un anno e mezzo».
 
 
                         
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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