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Coop B, indagini allargate ai funzionari del Comune

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Coop B, indagini allargate ai funzionari del Comune

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COSENZA – Terremoto nel Palazzo. L’inchiesta sulle Coop di tipo B, coordinata dalla Procura della Repubblica di Cosenza, in collaborazione con gli agenti della Digos della Questura bruzia, potrebbe portare a galla sconcertanti verità ed inquietanti sospetti.

L’epicentro dell’inchiesta è Palazzo dei Bruzi. Ecco che allora il procuratore capo della Repubblica Dario Granieri, il suo aggiunto Domenico Airoma e il pm Antonio Bruno Tridico, hanno “convocato” al quarto piano del palazzo di giustizia i funzionari che si occupano della gestione delle Coop, sia per quello che riguarda le modalità d’assunzione dei dipendenti (sono in tutto 450, ndr) sia per quello che concerne la tenuta dei bilanci. Bilanci lievitati alle stelle, anche, in virtù della totale esternalizzazione dei servizi di manutenzione e pulizia del verde. Le cooperative di tipo B sono direttamente gestite dai presidenti delle stesse che, ai loro operai, assegnano ogni mattina le mansioni da svolgere. Fin qui nulla di irregolare, se non fosse che tra i nomi che compaiono nell’elenco degli assunti risultano persone sospettate di avere legami con la criminalità organizzata e l’ipotesi che le coop non sia altro che un serbatoio di voti per muovere i consensi a favore del candidato preferito. Il primo passo dell’inchiesta è stato, alcune settimane fà, il blitz degli agenti della Digos, coordinati dal vicequestore aggiunto Pietro Gerace,in Comune per prendere in visione alcuni documenti e per provvedere alla presa in consegna di altri. Tra quelle carte, conservate dentro innumerevoli faldoni, gli inquirenti cercano le tracce di qualcosa di illegale. Le coop, inventate dal leone socialista Giacomo Mancini, risalgono agli anni ’80, vennero create sul modello organizzativo di altre città che, avevano sperimentato con successo, la concessione di servizi esternalizzati non solo per alleggerire il lavoro degli operai comunali, ma quanto per dare una chance a chi aveva violato la legge di ottenere una prova di reinserimento del tessuto sociale. Tutto questo a Cosenza è cresciuto, le coop sono diventate una specie di sede staccata dell'”ufficio di collocamento”. Troppi nomi sospetti, troppe spese alte, troppi tranelli sottotraccia. Ecco che la Procura e la Questura hanno deciso di vederci chiaro.

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