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Centinaia di giovani ai funerali di Marco Gentile. Don Mimmo Battaglia: “Non sporcate le lacrime di dolore con il rancore”.
Una folla commossa, centinaia di ragazzi, una bara bianca con la sciarpa della Juventus e del Catanzaro.
CATANZARO – In tanti ieri, soprattutto ragazzi e ragazze, hanno partecipato nella chiesa del Sacro cuore del quartiere Lido, ai funerali di Marco Gentile, il 18enne ucciso a coltellate dal coetaneo Nicolas Sia sabato scorso a Catanzaro. Al centro della navata la bara bianca coperta di rose di identico colore. Sopra il feretro la maglia della Juventus e una sciarpa del Catanzaro, a ricordare la passione per il calcio di Marco. Don Mimmo Battaglia che ha celebrato la messa, e durante l’omelia si e’ rivolto in primo luogo alla madre del giovane ucciso: “Mamma Anna so che forse e’ ancora troppo presto per chiedertelo ma vorrei che tu prendessi nel tuo cuore tutti questi ragazzi come tuoi figli“. Poi si e’ rivolto direttamente agli amici di Marco: “Fate in modo che questa morte non sia inutile, seminate nel vostro cuore e in quello dei vostri familiari il seme della pace. Non sporcate le lacrime di dolore con il rancore“. Il vescovo della citta’, monsignor Vincenzo Bertolone, impossibilitato a partecipare alla funzione, ha inviato una lettera ai familiari che e’ stata letta al termine della cerimonia funebre. Il vescovo, oltre a stringersi al dolore dei familiari di Marco, ha dedicato un pensiero anche a Nicolas Sia: “Che il Signore lo aiuti a comprendere cosa ha fatto“. L’uscita della bara, portata a spalla dagli amici di Marco, e’ stata accompagnata da un lungo applauso e dal lancio di palloncini bianchi e neri a forma di cuore.
LE INDAGINI E LE TESTIMONIANZE
“Mi hanno detto che volevi accoltellarmi?”, sarebbero state queste le ultime parole pronunciate da Marco Gentile poco prima che Nicolas Sia lo uccidesse a coltellate. E’ quanto emerge dall’ordinanza emessa dal gip Assunta Maiore in cui sono contenute le dichiarazioni dei tre ragazzi testimoni oculari del delitto. Secondo quanto riferito dai giovani agli inquirenti, il gruppo di amici assieme a Marco Gentile avrebbe raggiunto i giardini di San Leonardo con un mezzo pubblico. Qui i ragazzi avrebbero acquistato una bottiglia di liquore e si sarebbero diretti una stradina laterale. E’ qui che li avrebbe raggiunti Sia. Alla sua vista Marco Gentile avrebbe esclamato: “Mi hanno detto che volevi accoltellarmi?”. A quel punto il diciannovenne avrebbe estratto un coltello dalla tasca della felpa colpendo il coetaneo piu’ volte. Uno dei ragazzi presenti avrebbe cercato di fermare l’aggressore che poi si “girava e cercava di colpirlo, tanto che all’altezza del fianco sinistro provocava un taglio alla felpa di circa quattro centimetri e un secondo taglio sulla maglietta interna”. Nell’ordinanza sono poi riassunte le prime dichiarazioni rese da Sia agli agenti che lo avevano arrestato. Il diciannovenne ha raccontato che “una settimana prima Marco Gentile gli aveva ceduto una piccola dose di marijuana del prezzo di 5 euro che lui non aveva voluto pagargli”. Da questo episodio sarebbe nata una discussione durante la quale a dire del Sia “era stato offeso pubblicamente da Gentile. Tale gesto non lo aveva sopportato e rivedendolo si era scagliato contro di lui per saldare l’offesa subita”.
IL RAPPORTO TRA GENTILE E SIA
Due amici che uscivano insieme, così una ragazza descrive il rapporto tra Marco Gentile e il suo assassino Nicolas Sia. Eppure il 17 ottobre, esattamente una settimana prima e nello stesso luogo dell’aggressione fatale, Nicolas aveva dichiarato agli amici che “c’è l’aveva con Marco Gentile” e aveva estratto dal giubbino un coltello affermando di averlo comprato per 20 euro proprio per uccidere il diciottenne. Quella sera Sia avrebbe detto ai ragazzi: “Duv’e’ Marchiceddru ca l’aiu e curtediara”. Il giovane era apparso tanto nervoso da ferirsi da solo aprendo il coltello. I ragazzi lo avevano invitato a gettare via l’arma. Un testimone ha raccontato agli inquirenti che “quando Marco aveva saputo l’accaduto si era fatto una risata sottovalutando il pericolo anche perché, aveva rivelato agli amici, non vi erano stati motivi di lite”. Dai racconti dei ragazzi emerge anche una descrizione dell’assassino visto dai suoi coetanei come uno “strano”, “isolato e che in tanti prendevano in giro perché diceva stupidaggini”. Per il gip “era vero che Nicolas aveva un debito di 5 euro verso Marco”, ma i testimoni hanno escluso che per tale ragione vi fosse stato un litigio, “perché Marco – racconta un amico – non era il tipo, anzi, a volte, prestava qualche euro e neanche si ricordava”. In conclusione, scrive il giudice, “nessuno degli amici ha riferito di motivi di lite per il debito non saldato o di discussioni che erano avvenute tra la vittima è l’indagato. Piuttosto, pare che Sia avesse covato verso Gentile una sorta di rancore, secondo gli amici in realta’ immotivato”.
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