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ASP Cosenza, paziente trasportato in ambulanza da un Pronto Soccorso all’altro per 100 km
 
																								
												
												
											COSENZA – Tra cattiva gestione delle risorse e meccanismi incomprensibili a farne le spese è il cittadino.
Nuova forte denuncia da parte del Tribunale del Malato dell’Alto Tirreno Cosentino indirizzata al sistema di emergenza urgenza della provincia di Cosenza in seguito ad una serie di sconcertanti avvenimenti. Il Tribunale del Malato da anni si batte per risolvere il problema dell’immediatezza ed efficienza dei soccorsi in una zona quale quella dell’Alto Tirreno cosentino, che aggiunge carenza organizzativa ad una particolare conformazione topografica del territorio.
“È inconcepibile che un paziente debba fare una via crucis tra i vari pronto soccorso della zona prima di essere sottoposto alle prime cure. E’ inaudito – tuona – Domenico Oliva referente del Tribunale del Malato – che un soccorso si concluda dopo una percorrenza di circa 100 km. E’ assurdo che un ammalato riesca ad essere trattato in ambiente protetto dopo un’ora o un’ora e mezza dall’arrivo dell’ambulanza; non è possibile che un cittadino sia costretto, a bordo dell’ambulanza che lo ha soccorso, a spostarsi da un pronto soccorso all’altro per poi ritornare al pronto soccorso iniziale; non è concepibile che frequentemente non sia possibile effettuare esami diagnostici come TAC o risonanza magnetica sulla costa e si è costretti, in emergenza a recarsi a Cosenza congestionando ulteriormente un Pronto Soccorso già allo stremo delle forze.
Non trova alcuna spiegazione la puntuale e costante mancanza di rispetto, da parte della centrale operativa 118 di Cosenza, delle condizioni contrattuali che regolano la gestione della postazione 118 di Diamante affidata all’Ordine di Malta. Non hanno senso le continue attivazioni delle postazioni 118, presenti sulla fascia costiera dell’alto Tirreno, fuori dalle regole e dai protocolli ufficiali. È un sistema che mese dopo mese sembra precipitare, in caduta libera, verso un baratro che sembra non avere fondo. Tutto ciò è causato forse dalla mancanza di vertici aziendali che tengano le redini di una azienda sanitaria tra le più grandi d’Italia, forse dalla assenza di professionisti competenti che ricoprano incarichi di rilievo organizzativo, forse da una politica che, in questo momento, si ritrova con le mani legate da una mancanza di gestione a livello centrale della questione sanità. Alla fine, però, a farne le spese è sempre il paziente che si trova dinanzi ad un sistema che non è in grado di tutelarlo pur essendo potenzialmente possibile”.
 
                        
 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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