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Sventato traffico di eroina e cocaina tra Calabria, Lombardia ed Emilia Romagna

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Sventato traffico di eroina e cocaina tra Calabria, Lombardia ed Emilia Romagna

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REGGIO CALABRIA – La base operativa dell’organizzazione dedita al narcotraffico era Melito Porto Salvo.

La Polizia di Stato di Reggio Calabria sta eseguendo in Calabria, Lombardia ed Emilia Romagna una vasta operazione antidroga. Le indagini condotte condotte dalla squadra mobile della questura di Reggio Calabria e dal commissariato di Condofuri, hanno ha portato all’esecuzione di oltre 20 ordinanze di custodia cautelare in carcere ed agli arresti domiciliari. L’operazione partita nel 2009, con il supporto di numerosi presidi tecnologici, sofisticate intercettazioni ambientali e telefoniche, attivita’ operative di vigilanza ed appostamento, si è protratta fino al 2011.

 

L’accusa è, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, vendita, detenzione, trasporto e cessione illecita di sostanze stupefacenti del tipo cocaina ed eroina, nonche’, per alcuni degli arrestati, anche di morte come conseguenza di altro delitto, per aver determinato il decesso per overdose di un uomo al quale i suddetti spacciatori avevano ceduto sostanza stupefacente. Inoltre, è contestato un episodio di estorsione, perche’, al fine di ottenere il corrispettivo in denaro di una cessione di sostanza stupefacente, e’ stata minacciata la madre di uno degli acquirenti a cui avrebbero fatto picchiare il figlio qualora non avesse pagato il debito.

 

Le investigazioni della Polizia di Stato hanno consentito di accertare l’esistenza di un ingente traffico di sostanze stupefacenti, riconducibile ad un’articolata associazione criminale con base operativa a Melito di Porto Salvo, nel reggino, e con rete di distribuzione estesa dal versante ionico alla citta’ di Reggio Calabria fino a Villa San Giovanni. Secondo quanto appurato dagli investigatori, al fine di limitare i controlli delle forze dell’ordine, gli spacciatori stabilivano preventivamente con gli acquirenti luoghi d’incontro e i quantitativi delle cessioni di sostanza stupefacente. Anche uno squillo era sufficiente per far capire all’interlocutore cosa fare e dove andare. In caso di variazioni del programma, bastava un messaggio e gli accordi venivano subito rettificati. 

 

A prima vista poteva sembrare un insieme di singoli episodi di spaccio, ma grazie alle loro indagini, gli agenti della squadra mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di Condofuri hanno individuato quello che è stato definito un “ingente traffico di sostanze stupefacenti”. Dall’inchiesta, è emerso un collaudato e ben funzionante meccanismo di approvvigionamento e cessione di ingenti quantitativi di cocaina ed eroina, anche attraverso l’utilizzo di un linguaggio convenzionale con frasi del tipo, “ci vediamo a cena” “stasera vieni a mangiare da me”, proprio per sottendere la fornitura di sostanza stupefacente. Anche gli spacciatori, secondo l’accusa, partecipavano alla struttura criminale, assumendo un ruolo specifico, funzionale alla realizzazione degli scopi della banda.

 

Al vertice dell’organizzazione, secondo gli investigatori della polizia, coordinati dalla Dda reggina, c’erano Rocco Mandalari, 42 anni, già detenuto, Amarildo Canaj (34), albanese, e Leonardo Marino (48), già detenuto. Mandalari e Marino erano stati arrestati nel 2009 perché trovati in possesso di 40 grammi di eroina. Nonostante fosse detenuto, però, Marino, secondo la polizia, continuava ad operare nel settore del narcotraffico attraverso la moglie Caterina Ierardo (36), a casa della quale si ritrovavano gli altri associati. Mandalari e Canaj sono accusati anche di morte come conseguenza di altro delitto, per il decesso per overdose di un tossicodipendente, avvenuta il 25 aprile 2010.

 

Secondo quanto emerso dalle indagini, l’organizzazione si riforniva di droga – anche 50 grammi per volta – da fornitori di Africo e la occultavano in luoghi ritenuti sicuri di Melito Porto Salvo, nei pressi di un supermercato o nel sottopasso ferroviario, per poi prelevarla al momento del bisogno. All’operazione, condotta in Calabria, Lombardia ed Emilia Romagna hanno dato ausilio i Commissariati di di Villa San Giovanni, Gioia Tauro e Siderno, i Reparti prevenzione crimine “Calabria Meridionale” e “Sicilia”, le squadre mobili di Milano e Piacenza, con il coordinamento del Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato e della Direzione centrale servizi antidroga.

 

“Il riapparire dell’eroina inquieta e non perché altri tipi di stupefacenti non siano deleteri per chi li consuma, ma per la potenza distruttiva, del corpo e dell’anima, che ha“. Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho nell’illustrare i risultati dell’operazione condotta dalla polizia stamani. Il procuratore ha quindi ricordato la morte di Mario Negro, “un ragazzo con problemi di tossicodipendenza, ricoverato in un centro di recupero, deceduto subito dopo le sue dimissioni per una dose di eroina cedutagli da Rocco Mandalari e Amarildo Canaj”. “E’ un’operazione – ha detto dal canto suo il questore Longo – che desta giustificato allarme sociale perché stavolta riappare sul ‘mercato’ reggino degli stupefacenti l’eroina, che è particolarmente deleteria.

 

Molto più della cocaina, l’eroina distrugge la gioventù che così finisce fatalmente nelle mani di gente senza scrupoli come gli ‘ndranghetisti. Mi sento finora di escludere che nella fascia ionica reggina sia stata impiantata una raffineria di morfina perché precedenti operazioni di polizia hanno sempre condotto, negli anni ’80, a Cosa Nostra, ai Santapaola e ai corleonesi, che raffinavano la morfina per poi rivenderla alla ‘ndrangheta. Ma l’allarme rimane comunque alto perché l’interesse della ‘ndrangheta della ionica reggina, come dimostra l’operazione ‘New Bridge’, non è mai venuto meno per l’eroina tanto da rivenderla anche sulla piazza di New York”. Per il nuovo dirigente della squadra mobile Francesco Rattà “l’inchiesta ha permesso di ricostruire il linguaggio criptico usato dal gruppo criminale che non utilizzava luoghi fissi per cedere lo stupefacente, ma di volta in volta sceglieva zone urbane o di campagna, comunque sempre nei pressi di Melito Porto Salvo”.

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