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I morti della Marlane e i soldi della Marzotto. Processo per omicidio colposo
PAOLA (CS) – Oltre un centinaio di operai morti e una quantità ancora indefinita di agenti altamente inquinanti seppelliti nei pressi della fabbrica.
Si attende un verdetto che faccia luce sulla strage consumatasi a Praja a Mare. Stamani presso il Tribunale di Paola si è svolto l’interrogatorio del teste a difesa del lanificio Marlane. Si tratta di Gaetano Marzotto, rampollo dell’omonima dinastia. Alle domande delle parti civili se fosse al corrente delle gravi problematiche ambientali dello stabilimento di Praia a Mare Marzotto si è trincerato dietro molti non so e non ricordo ed ha più volte dichiarato che il consiglio di amministrazione si è sempre e solo occupato dell’aspetto economico e strategico, ‘noi ci occupavamo solo dei nostri soldi’. Nel processo sono imputate 13 persone tra ex responsabili e dirigenti dello stabilimento, accusati di omicidio colposo per la morte di lavoratori dello stabilimento. L’accusa sostiene che decine di operai sono morti per tumori provocati dall’inalazione di vapori emessi nella lavorazione dei tessuti. La testimonianza di Marzotto, secondo l’avvocato rappresentante dello Slai Cobas, risulta anomala essendo stato lui il testimone, come dichiarato, componente del consiglio di amministrazione della Marlane spa fino al 2003, e poi azionista, del Gruppo Laniero che conta 30 stabilimenti nel mondo con 13.000 dipendenti. Nell’udienza la pubblica accusa ha preferito non procedere al controesame lasciando il compito al collegio legale dello Slai cobas, rimasto ormai, assieme a Medicina democratica, l’unica parte civile sindacale costituita nel processo. Nell’udienza di oggi i periti nominati dal Tribunale sono nuovamente risultati assenti non permettendo di presentare alla corte i dati tecnici del caso.

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