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Tribunale: troppe cause e la fretta di passare all’udienza successiva

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Tribunale: troppe cause e la fretta di passare all’udienza successiva

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COSENZA – Era fine Giugno quando tra le aule del Tribunale di Cosenza registravamo un triste episodio: un uomo malato costretto ad attendere ore per testimoniare.

Un caso dettato dalle numerose udienze che affollano ormai ogni palazzo di giustizia costretto a gestire un’enorme mole di cause. Non sembra strano quindi che anche chi, come nella vicenda in questione, debba fungere da teste quindi dare il proprio contributo alla giustizia si trovi ad aspettare per rendere la propria versione dei fatti. Si tratta di routine. Purtroppo. In questa realtà si inserisce lo stress di chi deve lavorare tra il brusio della gente in aula mantenendo comunque alta l’attenzione. Chi è seduto in quell’aula, anche come semplice spettatore, a volte interpreta in maniera distorta discussioni e gesti che possono intercorrere fra giudici, testimoni, imputati ed avvocati: discussioni molto spesso giustificate da fatti ed atti, allo spettatore sconosciuti. Per cui anche ciò che possa essere percepito come ‘pseudo-violenza’ potrebbe in verità essere solo consuetudine. Atteggiamenti dettati dalla fretta di non far bloccare l’elefantiaca macchina burocratica della giustizia. Il comportamento descritto del giudice nel caso in oggetto non è quindi fonte di prevaricazione sul più debole, ma semplicemente il modo più veloce per risolvere la querelle e passare all’udienza successiva. Anche perché ancora, anche nelle aule dei tribunali, sono in molti a simulare presunti malori. Il peso della giustizia, allora ricade su quel giudice, molte volte lasciato solo anche da quella giustizia che amministra in nome del popolo italiano. Giudice al quale nell’articolo pubblicato in giugno abbiamo addebitato colpe che sicuramente non ha, per questo ci scusiamo.

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