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Rende: rosso in bilancio, rifiuti e Legnochimica. Parlano i commissari
 
																								
												
												
											RENDE – Per la prima volta dopo il commissariamento del Comune Maurizio Valiante e i due sub-commissari Di Martino e Rovito fanno il punto sulla situazione di Rende.
La trasparenza è il punto di forza del lavoro che il commissario e il suo entourage di tecnici stanno svolgendo in questi mesi all’ombra della cupola di San Carlo Borromeo. Una qualità che sta trasformando l’esperienza di Rende in un esempio da imitare soprattutto per le amministrazioni del ricco nord-est che non esitano a chiedere consigli su come applicare i provvedimenti d’Oltrecampagnano ai propri territori. Non entrano nel merito di ciò che è stato fatto nel corso del ‘Principato’, si parla dei numeri. Di come massimizzare i risultati nell’interesse della collettività riducendo i costi. Dei fatti. Un esempio? Il ponte Surdo. I lavori sono ripartiti ed entro fine maggio sarà restituito alla collettività. Il resto è gossip.
IL BUCO IN BILANCIO – Ammontano a 16 milioni e mezzo di euro le passività nei conti del municipio rendese. “Abbiamo avviato la procedura di predissesto finanziario – afferma il commissario Valiante – che dovrà poi essere approvata dalla Corte dei Conti. Nel nostro piano contiamo di neutralizzare la metà dei debiti entro la fine del prossimo anno. Nei dieci anni successivi, sino al 2023, è stato invece spalmato il risanamento totale delle esposizioni. Una soluzione studiata per evitare il dissesto e mantenere alta la qualità dei servizi senza gravare eccessivamente né sulla tassazione né sui tagli. A parte una percentuale di aumento minima del carico fiscale tutto il resto rimarrà invariato. Si tratta di un’opportunità che va a ripristinare la normalità contabile dell’ente senza rinunciare ai progetti già avviati e senza derogare al patto di stabilità. I debiti contratti dal Comune che hanno determinato il rosso in bilancio sono soprattutto legati al settore lavori pubblici, poi vi sono gli espropri, le bollette Enel, i contenziosi risoltisi in sfavore del Comune, il riscaldamento delle scuole e disavanzi di amministrazione”.
LA NON EMERGENZA RIFIUTI – Rende, è evidente, non ha sofferto dell’emergenza rifiuti registrata in tutto il cosentino. Il perché non è un mistero. Né un miracolo. “Realtà limitrofe – dichiara Valiante – hanno accumulato tonnellate di rifiuti in strada. Rende no. Perché? Il contratto con Calabria Maceri prevede di poter stoccare la spazzatura in uno dei suoi stabilimenti qui a Rende, dove la differenziata è al 50%, per consentire il pre-trattamento. Questo determina un ulteriore separazione dei rifiuti differenziati così da conferire in discarica solo l’8% svuotando i siti di stoccaggio e permettendo di andarvi a depositare altri rifiuti per il pretrattamento. Ma non basta. Abbiamo sollecitato Calabria Maceri affinchè incrementi la raccolta differenziata attraverso la quale ci può essere un abbattimento dei costi di smaltimento dei rifiuti e della tassazione a carico i cittadini”.
LAGHI TOSSICI DELL’EX LEGNOCHIMICA – I tre grandi laghi ubicati nel cuore dell’area industriale e contenenti arsenico, cromo, nichel, cobalto e piombo preoccupano per le possibili infiltrazioni nelle falde acquifere dei liquami chimici, scarti di lavorazione industriale, sversati in vasche non impermeabilizzate abbandonate a cielo aperto. “Legnochimica – chiarisce il commissario – è un problema che contiamo a breve di risolvere. Abbiamo convocato tutti i soggetti che avevano partecipato alla conferenza dei servizi che bocciò il piano di bonifica presentato dalla società piemontese che abbiamo invitato a rivedere il piano. In base ai nostri solleciti la Legnochimica Srl il primo aprile presenterà un nuovo progetto per la bonifica dell’area e la sua messa in sicurezza”.
LA RENDE SERVIZI SRL DEI ‘LANZINO’– Con un fabbricato dato in dotazione dal Comune del valore di otto milioni di euro la cooperativa era diventata secondo la commissione d’accesso antimafia una macchina di assunzioni clientelari a favore della malavita. “La società – spiega Valiante – presentava ogni anno circa 900mila euro di perdite. Con il piano di ristrutturazione aziendale che abbiano ideato si è fatto in modo che queste perdite d’esercizio vengano ripianate imponendo una determinata condotta amministrativa che determinerà la riduzione di costi e spese pari appunto a 900mila euro annui evitandone lo scioglimento. La partecipata sarà così messa in salvo. La loro attività finanziaria verrà controllata in maniera minuziosa, dovranno presentare report trimestrali. Se non garantiranno trasparenza nella gestione salteranno gli appalti che gli sono stati affidati”.
 
                         
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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