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Il bimbo dal sorriso spento: condannato l’orco

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Il bimbo dal sorriso spento: condannato l’orco

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COSENZA – L’innocenza violata. La luce dei riflettori della cronaca, s’accende su una brutta pagina di violenze ed abusi, psicologici e fisici,

perpetrati ai danni di un bambino di appena cinque anni. Andrea (il nome del piccolo, è ovviamente di fantasia, ndr), per anni e anni, è stato costretto a subire ed assecondare in silenzo, le perverse fantasie e le pulsioni animalesche di suo padre. Per quest’innocenza violata, ieri, il papà di Andrea è stato condannato a sei anni di reclusione. Il verdetto di colpevolezza è stato emesso dal gup, nel corso del processo celebrato con il rito abbreviato. Andrea oggi, così come ieri, noin riesce ancora ad essere sereno. Quella storia di abusi, di vessazioni, di condizionamenti psicologici e di “toccate” sulle sue parti intime, toccate che non hanno niente a che fare con i gesti di un amorevole padre, l’ha segnato profondamente, fino a fargli perdere il sorriso, a fargli venire gli incubi, a fargli maturare l’idea che il mondo degli adulti, è come un luogo malato, un posto dove è meglio non andare. La condanna, però, non ha lasciato soddisfatti nè il sostituto procuratore della Repubblica, Donatella Donato, titolare della delicata inchiesta, nè l’avvocato Maria Rosa Romano, costituitasi parte civile per Andrea. Entrambi, infatti, potrebbero decidere di ricorrere in Appello, per chiedere l’aggravamento della pena, con la reintroduzione dell’accusa di violenza sessuale su minore, ieri esclusa dal gup. Un’accusa pesante, esclusa dal giudice per le udienze preliminari, su richiesta dell’avvocato Maurizio vetere, legale di fiducia dell’imputato. Siamo appena al primo grado di giudizio e fino a quando i magistrati della Suprema Corte di Casazione, non sigilleranno con la ceralacca il verdetto definitivo di colpevolezza, a carico del padre del piccolo, l’imputato và riconosciuto come un presunto “orco”. Già un orco, non quello che i bambini sono abituati a conoscere nelle favole, quelli che spariscono di notte, con un abbraccio di protezione di mamma e papà. Per Andrea, quell’orco è stato reale. Un incubo in cui è finito prigioniero e, forse, lo sarebbe ancora, se non ci fosse stata l’intervento tempestivo di una maestra che, s’era accorta che qualcosa nel comportamento del piccolo Andrea non andava. Troppi silenzi, misti a scatti di nervosismo, troppo incastante il suo modo di essere, troppo brutto vedere quotidianamente un bambino di cinque anni non riuscire a sorridere. Con affetto e amorevoli attenzioni, la maestra è riuscita a conquistarsi la fiducia di Andrea che, giorno dopo giorno, s’è sentito di nuovo compreso, capito, aiutato e protetto.

 

A quella maestra, dallo sguardo premuroso, dal viso gentile e dalla voce delicata, Andrea ha raccontato il suo dramma, il suo incubo ad occhi aperti che lo tormentava. ha raccontato di quel padre che lo toccava e si faceva toccare. Sempre, ovuque, perfino durante i pasti. L’insegnante di Andrea, sconvolta dal quel racconto agghiacciante, ha denunciato tutto ai carabinieri. Quel pesante rosario di accuse, molestie, violenze ed abusi, è finito sulla scrivania del capo dei pm, Dario Granieri, che insieme al suo sostituto, Donatella Donato, appunto, ha seguito, personalmente, ogni singolo passaggio di questa brutta storia, di silenzi inconfessabili tra le mura domestiche. Dal giorno del “battesimo” dell’inchiesta (caratterizzata, tra l’altro, anche dall’arresto del padre e della madre del piccolo Andrea, ndr) ad oggi, di anni ne sono passati tre. Tanti se sfogliati su un calendario, pochi, troppo pochi, per Andrea per dimenticare tutto. Da allora, il piccolo è ospite di una casa protetta. Nonostante le attenzioni e l’affetto, Andrea ha ancora paura di entrare in contatto con il mondo degli adulti, lo spaventa anche il più tenero degli abbracci, la più affettuosa delle carezze, il più innocente dei baci. Il piccolo ha dovuto raccontare quelle sue storie, rivivere quei suoi incubi infiniti, anche ai carabinieri e all’equipe di specialisti della pische minorile, incaricati dalla Procura della Repubblica, di “pesare” le accuse e la loro fondata consistenza. Andrea, costretto dagli eventi, a diventare grande prima del tempo, ha, in ogni occasione, confermato quelle accuse, non modificando mai il copione, nè aggiungendo o rimuovendo anche il più apparentemente insignificante tra i dettagli. Il bimbo, ora ha otto anni, continuerà a rimanere nella casa protetta, diventata ora la sua famiglia. E’ qui che si sta riappropriando della sua età, è qui che sta riscprendo la sua innocenza, è qui che sta capendo, di nuovo, cosa vuol dire sorridere. Ed è qui che Andrea sta cercando di combattere e sconfiggere quell’orco che gli ha fatto male. Quell’orco che aveva il suo stesso sangue. Coraggio Andrea, forza piccolo. Torna a sorridere.

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