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Oasi Mediterranea, tartarughe marine sulla costa calabrese

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Oasi Mediterranea, tartarughe marine sulla costa calabrese

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REGGIO CALABRIA – Ad essere al centro dell’attenzione non più ‘Ndrangheta o criminalità ma un vero e proprio tesoro. Un tratto di costa in provincia di Reggio Calabria,

è diventato il nido e l’oasi protetta della tartaruga marina in Italia. Una trentina di chilometri di litorale che questa specie a forte rischio d’estinzione ha scelto come casa, sfidando incuria o semplice disinteresse. Lì nascono e lì scelgono di fare ritorno per riprodursi a distanza di 15-20 anni, affrontando caparbie viaggi di centinaia e centinaia di chilometri. 

Un lembo di Mediterraneo diventato un paradiso, proprio per il suo stato selvaggio e completamente naturale. La scoperta è stata casuale e sorprendente, quasi emozionante, tutto grazie ad un progetto dell’Università della Calabria che dal 2000 monitora e tutela questa specie unica e si preoccupa sul campo di proteggerne i nidi, vigilare sulle schiuse delle uova e permettere ai piccoli appena nati di raggiungere il mare in sicurezza, schivando i pericoli che la presenza sempre maggiore dell’uomo dissemina sul loro cammino. Con la speranza che la presenza insperata di questa ‘mascotte’ simbolo della biodiversità minacciata diventi un volano per un territorio con ampie sacche di degrado e si trasformi in una risorsa per attrarre un turismo consapevole, stimolando politiche locali adeguate. 

Di fronte a spettacoli del genere è difficile rimanere indifferenti. In passato la nidificazione era probabilmente piuttosto comune nelle coste meridionali italiane, ma prima di queste ricerche si pensava che fosse ormai diventata solo sporadica, ad eccezione delle isole Pelagie, Linosa e Lampedusa, dove la riproduzione della tartaruga era, anche se numericamente molto limitata, nota da tempo. Invece, a sorpresa, si è osservato che l’ultimo rifugio della tartaruga marina in Italia è la costa ionica reggina. Per scoprirlo c’è voluto un duro lavoro sul campo e decine di chilometri battuti a piedi ogni giorno da fine maggio ad agosto, il periodo della deposizione delle uova, cercando ed interpretando le tracce lasciate sull’arenile dalle femmine in emersione. 15-20 nidi ogni stagione, nati da un percorso migratorio che le femmine di tartaruga seguono per tornare a deporre le uova sui lidi di nascita a distanza di anni. Il progetto, autorizzato dal ministero dell’Ambiente, ha ricevuto negli anni parziali finanziamenti da enti pubblici ed assessorati all’ambiente della provincia di Reggio e della Regione, ma è una corsa continua per trovare fondi che permettano di continuare. 

 

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