Italia
Librerie in difficoltà a causa del coronavirus. Confcommercio: “persi 45 milioni di utili”
 
																								
												
												
											Il Covid colpisce l’84% delle librerie. Secondo i dati diffusi da Confcommercio, a rischio 3.670 esercizi e oltre il 70% ha adottato la cassa integrazione
Oltre il 90% delle librerie italiane “colpite” dall’emergenza Covid, con un peggioramento dell’andamento economico della propria attività proprio a causa della pandemia, e oltre l’84% in difficoltà nel fare fronte al proprio fabbisogno finanziario, come pagare i dipendenti, provvedere a bollette e affitti, sostenere gli oneri contributivi e fiscali. È l’allarme lanciato dal primo Osservatorio Ali Confcommercio, in collaborazione con l’Istituto demoscopico Format Research, sulle librerie in Italia, presentato oggi alla 76/a Assemblea dell’Associazione Librai Italiani.
“Secondo le nostre stime – rincara la dose il presidente di Ali Confcommercio, Paolo Ambrosini – nel periodo marzo-aprile si profilano ben 140 milioni di minor fatturato, pari a circa 45 milioni di euro di mancati utili lordi. Un macigno pesantissimo”, dice, che grava tutto sulle 3.670 librerie contate dall’Osservatorio (231 in meno negli ultimi cinque anni) e sui loro 11 mila addetti. Con Lazio, Lombardia e Piemonte prime per numero di esercizi (il 25% è al Nord Ovest, 18% al Nord Est, 26% al Centro e 31% al Sud). In questo lockdown, ricorda, il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, “sono state riconosciute tra i servizi che hanno potuto riaprire con anticipo ad aprile. Un passaggio importante, anche se non esaustivo. Tra riaprire e resistere – sottolinea – passa una bella differenza. Il momento è infatti delicatissimo e bisogna evitare il rischio della tempesta perfetta: da una parte, i pesanti costi della fase 2 e le poche entrate, dall’altra una crisi di liquidità che persiste e si aggrava e che richiede che le misure previste dal decreto rilancio siano attuate al più presto. C’è un tema drammatico di tenuta economica e sociale nell’immediato e nel prossimo futuro”.
Il momento più duro della crisi post Covid, racconta il rapporto, è infatti a ridosso dell’estate: oltre il 70% delle librerie ha adottato la cassa integrazione e il 60% ha ridotto o prevede di ridurre il proprio personale, con un calo già registrato tra dicembre 2019 e aprile 2020 del -6,6% e una previsione per luglio 2020 del -18%. Il periodo di lockdown, i mancati utili, l’assenza di contributi a fondo perduto hanno causato una gravissima mancanza di liquidità senza la quale in molti rischiano la chiusura (indicatore -30,6 punti rispetto al periodo precedente). Solo l’8,4% delle librerie indipendenti ha chiesto credito negli ultimi mesi, il 72,7% ottenendo risposta positiva. “I dati presentati confermano tutta la fragilità delle librerie italiane, ma anche le grandi opportunità che le nostre imprese hanno davanti a sé”, aggiunge Ambrosini. Se una nota positiva di questi mesi c’è, è stata la scoperta di nuove vie per la vendita. Se il 22% delle librerie in Italia possiede un sito web e il 53% una pagina social o una vetrina sui principali marketplace, in questi mesi di chiusura e limitazioni il 27% ha iniziato a utilizzare o ha intensificato l’utilizzo del commercio elettronico (3 su 10 hanno implementato anche la consegna a domicilio) e l’86,1% di queste ritiene che le soluzioni adottate durante la pandemia potrebbero diventare permanenti. Ma la concorrenza dell’e-commerce e l’assenza di regolamentazione del mercato resta un problema per il 66,1% del settore. Senza contare che il 62,8% delle librerie dichiara che già prima del lockdown non riusciva a mettere a disposizione un assortimento aggiornato alla clientela.
 
 
                         
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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