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Coronavirus in Italia, 1.835 contagiati e 52 morti. Virus in circolazione da fine gennaio

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Coronavirus in Italia, 1.835 contagiati e 52 morti. Virus in circolazione da fine gennaio

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L’aggiornamento alla protezione civile con i numeri del contagio forniti dalle regioni. Cresce il numero dei guariti saliti a un totale di 149. Giovanni Rezza direttore del dipartimento di malattie infettive dell’ISS  “Il virus in circolazione in Italia a fine gennaio. Per primi risultati bisognerà aspettare ancora diversi giorni”

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Il capo della protezione civile e commissario per l’emergenza coronavirus in Italia Angelo Borrelli, ha fatto il punto della situazione alle 18 di oggi in conferenza stampa, leggendo i numeri dell’epidemia che ha colpito la nostra nazione con i dati forniti dalle singole Regioni. Borrelli ha aperto la conferenza stampa con il numero di persone guarite che sono salite a 66 per un totale di 149 in totale. C’è però anche un incremento di morti, 18 persone in più da ieri (15 il Lombardia e 3 in Emilia Romagna) che porta il numero totale di decessi con coronavirus a 52. Dovrà essere l’Istituto Superiore di Sanità a certificare se le morti sono state causate dal virus. 

Il totale dei contagiati Italia è di 1.835 con un aumento di 258 persone rispetto a ieri. Confermato e confortante – ha detto Borrelli – anche l’incremento del 50% di persone asintomatiche e in isolamento domiciliare. Il 40% del totale dei contagiati si trova ricoverato negli ospedali con sintomi, il 10% è in terapia intensiva. La Lombardia si conferma la regione più colpita con 1.077 positivi. Segue l’Emilia Romagna con 324, il Veneto a 271 e via via tutte le altre. Infine il numero di tamponi effettuato è di oltre 23.300. L’Istituto Superiore di Sanità, invece, attualmente ha confermato 668 contagi. Borrelli ha concluso la conferenza sottolineando che al momento non ci sono criticità nei reparti di terapia intensiva.

Virus in circolazione da fine gennaio

Il professor Giovanni Rezza direttore del dipartimento di malattie infettive dell’ISS ha dichiarato che “per poter avere i primi effetti delle misure di prevenzione e controllo, anche draconiane, e che andranno forse estese, è necessario attendere almeno una o due settimane, all’incirca 14 giorni. Il tempo medio di incubazione del virus è di 5 o 6 giorni fino ad un massimo che è di 12 o 13 giorni. Questo è un virus entrato in circolazione nella seconda metà di gennaio“.

Che il virus sia circolato in Italia già da almeno un mese lo aveva dichiarato all’ANSA anche Massimo Galli, dell’Università di Milano e primario dell’ospedale Sacco. Proprio per i numeri crescenti dei casi di coronavirus che si stanno registrando in questi ultimi giorni, riguardano contagi avvenuti una o due settimane fa. “stiamo registrando cose accadute in passato – ha detto l’infettivologo – e La mia impressione è che i casi che stiamo vedendo ora in Lombardia siano la registrazione di contagi avvenuti nell’arco delle ultime settimane“. I prossimi giorni sono inoltre cruciali per “capire se ci sono stati o se ci saranno altri focolai in Italia, indipendenti o dipendenti da quello lombardo: questo – ha rilevato Galli – sarà un elemento di importanza fondamentale”.

Primo caso anche in Molise e in Sardegna: si tratta di una donna di 60 anni ricoverata nel reparto Malattie infettive dell’ospedale ‘Cardarelli’ di Campobasso e di un paziente sardo è risultato positivo al Coronavirus: si tratta del primo caso nell’isola. La Basilicata e la Valle D’Aosta restano dunque le uniche due regioni italiane dove non si registrano casi di positività al virus.

 


L’Istituto superiore di sanità (Iss) e il Dipartimento Scientifico del Policlinico Militare Celio di Roma hanno sequenziato gli interi genomi del virus SarS-Cov-2 isolati dal paziente cinese e dal paziente lombardo (il paziente uno di Codogno, ndr). Presto sarà disponibile anche la sequenza di un paziente veneto. Il sequenziamento, rende noto l’Iss, ha ha implicazioni importanti: permette di conoscere l’intero codice genetico del virus e di seguirne i cambiamenti nel tempo e nello spazio. Ciò è utile per conoscere e seguire i focolai e per investigare la struttura del virus stesso.

Nel caso fosse necessario reperire strutture per fronteggiare l’emergenza coronavirus, sono già disponibili circa 80 caserme, per un totale di 6.600 posti letto. Le strutture sono state messe a disposizione su tutto il territorio nazionale dalla Difesa dopo una verifica delle disponibilità da parte del Comando operativo di vertice interforze. L’ex ospedale militare Baggio, a Milano, aprirà domani, dopo i lavori di adeguamento realizzati anche in collaborazione con gli specialisti del policlinico militare ‘Celio’ di Roma. La struttura alla periferia del capoluogo lombardo dispone di circa 50 posti letto. Una sessantina, invece, sono quelli di una struttura dell’Aeronautica a ridosso dell’aeroporto di Linate, anch’essa messa a disposizione per l’emergenza. Discorso analogo per gli alloggi dell’Aeronautica militare di San Damiano, a Piacenza, come era stato annunciato già nei giorni scorsi.

I posti letto nelle terapie intensive italiane “potrebbero essere aumentati, in tempi brevi, di altre 1.000 unità, ovvero del 20%, poichè le rianimazioni sono dotate di spazi che possono essere implementati con nuovi posti letto in caso di necessità”. Lo ha affermato presidente della Società italiana di medicina di emergenza e urgenza (Simeu), Salvatore Manca, rilevando come ora “il rischio è che i posti attualmente disponibili in rianimazione vengano saturati rapidamente per l’emergenza coronavirus“. Tuttavia, avverte, “andrebbero di pari passo acquisiti nuovo personale ed apparecchiature”. Nelle terapie intensive – i cui posti letto sono stabiliti a livello nazionale sulla base della popolazione residente – è presente un infermiere ogni 2 posti: “Il numero degli infermieri potrebbe essere aumentato abbastanza celermente – spiega – poichè vi è oggi una quota di infermieri neo-laureati ma disoccupati che potrebbe essere subito impiegata. Più difficile, far fronte alla carena di medici rianimatori”. Come “ultima ratio – rileva – si potrebbe pensare a presidi ad hoc da allestire come rianimazioni”.

OMS “si può ancora evitare la pandemia”

L’OMS intanto ha sottolineato che si può ancora contenere il Covid19, evitando una possibile pandemia, utilizzando misure precoci e aggressive che possono interrompere la trasmissione. Deve essere questa la massima priorità per tutti i paesi, come sottolineato dal direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Stiamo monitorando la situazione ogni momento di ogni giorno e analizzando i dati – ha aggiunto -. L’Oms non esiterà a descrivere questo coronavirus come una pandemia se questo è ciò che i dati suggeriranno”. Da questa mattina abbiamo 2.100 casi confermati di coronavirus in 18 paesi europei e 38 cittadini che hanno perso la vita e voglio inviare le nostre più sentite condoglianze alle famiglie delle vittime” ha affermato la commissaria alla salute Stella Kyriakides. “Ci troviamo di fronte ad un situazione in rapido cambiamento”, ha aggiunto.

Kyriakides ha poi affermato che “diversi Paesi Ue stanno affrontando diverse sfide in relazione al coronavirus. In Italia la situazione non è la stessa degli altri paesi Ue, ci troviamo di fronte ad una situazione in evoluzione che cambia rapidamente e dobbiamo esser pronti per ulteriori sviluppi”. Kyriakides ha sottolineato la necessità di “coordinamento e di un approccio comprensivo”.

Task Force della Commissione europea

La Commissione europea ha approntato il ‘Corona response team’, una task force per affrontare l’emergenza del coronavirus. Del team fanno parte i commissari europei Paolo Gentiloni (Economia), Janez Lenarcic (Gestione crisi), Ylva Johansson (Interni), Stella Kyriakides (Salute) e Adina Valean (Trasporti). Inoltre sarà avviato un nuovo sito Internet che includerà le principali informazioni sul Covid-19 nell’Ue.

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