E’ il caso di una madre, Jang, che è riuscita a riabbracciare la figlia tre anni dopo la sua morte grazie a un visore, all’interno di un mondo digitale. In America la realtà virtuale viene utilizzata come terapia del dolore nei giovani pazienti in alcuni ospedali
COREA – Non c’è dolore più atroce al mondo della perdita di una persona cara, addirittura del proprio figlio. Il più grande desiderio di chi perde qualcuno per sempre è di poterlo rivedere. Per questo quando è giunta la notizia di questa mamma che è riuscita a incontrare la figlia morta grazie alla realtà virtuale, si è aperto un mondo. Un video che è come un pugno allo stomaco. La commozione di una madre che riabbraccia la figlia morta, lascia senza fiato. Quando la tecnologia fa miracoli. E’ il caso di una madre, Jang, che è riuscita a riabbracciare la figlia tre anni dopo la sua morte grazie a un visore VR, all’interno di un vero e proprio ambiente digitale creato per il documentario “I met you” dell’emittente sudcoreana Munhwa Broadcasting.
Nel 2016 Jang, una donna sudcoreana, subisce un terribile lutto: una malattia incurabile porta via Nayeon, la sua bimba di sette anni. Un dolore senza limiti. Impossibile anche solo da elaborare. Ma il mondo della tecnologia, va avanti, veloce. E grazie alla realtà virtuale, dopo tre anni, Jang ha potuto incontrare di nuovo Nayeon, o meglio una sua riproduzione virtuale, in un mondo digitale creato appositamente per realizzare un documentario, intitolato “I met you”, “I met you” (Ti ho incontrata) prodotto dell’emittente sudcoreana Munhwa Broadcasting.
Nelle riprese dell’incontro digitalizzato, la commozione di Jang è evidente, incontenibile. Grazie ad un sensore Jang ha trascorso una giornata intera con sua figlia, in una realtà virtuale creata apposta per lei. Hanno giocato insieme, sorriso, corso, parlato, e perfino spento le candeline sulla torta di compleanno della piccola Nayeon. Fino a quando la bambina ha regalato un fiore alla madre e si è messa a dormire. Jang appare completamente presa da quanto accade e tratta il modello 3D della bambina come se fosse davvero la figlia in carne e ossa. «Ho vissuto un momento felice, il sogno che ho sempre voluto vivere» ha dichiarato dopo l’esperienza. Il risultato effettivamente è terribilmente convincente, anche se si tratta solo di una riproduzione virtuale.