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Paola, la battaglia di verità di Antonella Politano

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Paola, la battaglia di verità di Antonella Politano

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PAOLA – Antonella Politano e quel caso ancora invisibile. La storia riguarda una famiglia di Paola “sterminata” dal cancro, causato da quelle velenose soatanze nocive che, per anni, abitando vicini ad una centralina telefonica, hanno respirato.

L’unica superstite, Antonella Politano, da dieci anni si batte per mantenere la promessa che fece al padre in punto di morte: ottenere giustizia per i genitori, per la zia e per le sue tre sorelle, Gabriella, Annamaria, Patrizia che, una dopo l’altra, sono decedute dopo laceranti sofferenze per un tumore terribile che ne ha devastato i corpi fino a distruggerli. La superstite, ma anche gli organi di informazione e indagini giudiziarie, hanno fatto una ricostruzione puntuale di quanto accaduto. Secondo queste ricostruzioni, Vincenzo Politano, lavorava come custode nella vicina «Azienda di Stato per i Servizi Telefonici» (poi diventata Iritel, poi ancora Telecom ed ora Poste Italiane). La famiglia viveva in una casa posta all’interno di un enorme caseggiato, adiacente alla centralina telefonica; nel caseggiato abitavano anche altri dipendenti. Nella zona si respirava per anni un’aria pesante, molto forte, chiaramente non era aria pulita. Ma sembrava normale e nessuno si lamentava più di tanto. Anche i genitori di Antonella pensavano che i cattivi odori fossero prodotti dalle turbine. Non avrebbero mai potuto sapere che si trattava, con ogni probabilità, di sostanze altamente nocive, forse veri e propri veleni, che nel giro di pochi anni sarebbero stati causa di tanti morti. Nessuno, del resto, sembra fosse a conoscenza del fatto che quei fumi, che fuoriuscivano da una centralina telefonica, posta a qualche metro da civili abitazioni, rappresentavano un pericolo mortale per decine di persone; nel 1984 muore la mamma di Antonella, Natalina; il 6 agosto del 1988, a soli 39 anni, muore per carcinoma alle ovaie anche la sorella più grande, Gabriella; l’8 dicembre del 1998 muore la seconda sorella, Annamaria; nel 2000 muore anche Patrizia; negli anni successivi moriranno, pure, il padre Vincenzo e la zia Bernardina; Antonella Politano, si dedica così ad una lunga battaglia giudiziaria, combattuta senza risparmio di energie, per ottenere giustizia. Nel 1992 quella centralina venne smantellata. La procura di Paola avvia un’inchiesta da cui emerse che all’interno della centralina esistevano ben 226 accumulatori di piombo sottoposti giornalmente a manutenzione ordinaria; da questi accumulatori si sprigionavano sostanze tossiche e nocive, quali il solfato di piombo, che diventavano ancora più nocive sotto l’azione dell’acido solforico, sostanze classificate dallo Iarc, cancerogeno umano, gruppo 1, nonché vapori tossici provenienti dai raddrizzatori al selenio; dall’inchiesta vennero fuori anche altre gravissime inadempienze da parte dell’azienda. Il 30 novembre del 2007 sono stati rinviati a giudizio due dirigenti della centralina. Processati, vennero dichiarati non colpevoli con non luogo a procedere nei loro confronti, ma il danno ambientale prodotto fu riconosciuto e questo ha permesso alla famiglia Politano e a quanti sono rimasti vittima di quelle esalazioni di intentare una causa civile contro l’azienda, ora di proprietà delle Poste Italiane. Resta il dramma di questa donna, coraggiosa, che in tutta solitudine lotta per raggiungere una verità che tutti ben conosciamo. Una verità che non deve essere rivelata, che deve essere tenuta nascosta . Così come tenevano nascoste nel giardino della sua abitazione, un pozzo pieno di accumulatori in disuso, che dal chiuso del pozzo emanavano odori e vapori pericolosissimi.  Ma la famiglia di Antonella non è stata la sola ad essere colpita da quei veleni. In tutto il suo quartiere sono decine e decine le persone ammalate e morte per tumori vari. Antonella ha scritto quei nomi in un quadernetto che porta sempre con se. Vorrebbe che tutte quelle persone si affiancassero a lei nella lotta per il riconoscimento civile e penale dei danni subiti. Ed invece si ha paura, timore, quasi vergogna per le malattie subite. Devo solo sperare che l’eco sulle condanne dei responsabili della diffusione dell’eternit, possa essere da stimolo e dare coraggio a tutti quegli invisibili malati che girano in solitudine con il proprio male. Antonella Politano deve essere un esempio, non solo per le donne, a non aver soggezione del proprio malessere e delle proprie condizioni di salute , che mai è personale, ma che proprio perché sociale, diventi sempre più pubblico , perché tutti i malati diventino un problema , non delle sole famiglie, ma di tutti e tornino ad essere visibili. Solo così fatti gravi come quelli accaduti alla famiglia Politano non succedano più. 

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