Segnala una notizia

Hai assistito a un fatto rilevante?
Inviaci il tuo contributo.

Richiedi info
Contattaci

Indagine sulla povertà

Archivio Storico News

Indagine sulla povertà

Pubblicato

il

Un dramma senza età e senza etnie. L’impennata del fenomeno della povertà è uno dei mali della nostra epoca. Le statistiche confermano che, purtroppo, ogni giorno la fascia dei nuovi poveri si allarga sempre di più.

 

Da sempre al fianco di questi soggetti sfortunati e troppo spesso dimenticati, c’è don Antonio Abruzzini, parroco della piccola chiesa di San Pietro e Paolo di via XXIV Maggio e presidente dell’associazione di volontariato Stella Cometa, sita nel difficile e popoloso quartiere di via Popilia. Nel corso della celebrazione della santa messa don Antonio ripete ai suoi fedeli che “quello della povertà è un fenomeno con cui dobbiamo fare i conti e di cui dobbiamo prendere coscienza”. Ai suoi fedeli suggerisce sempre di “aprire il cuore a questi nostri fratelli, in larga maggioranza stranieri, che dobbiamo aiutare ed accogliere. Accoglierli e ascoltargli è non solo un’opera di misericordia, ma anche un dovere cristiano”. Il parroco di San Pietro e Paolo coniuga lo spirito di accoglienza e di ospitalità con quello dell’integrazione. “Questi nostri fratelli non possiamo e non dobbiamo abbandonarli al loro destino. Ogni volta che vediamo un bisognoso per strada, dobbiamo ricordarci che nel suo volto, scavato dalla sofferenza e dal disagio vive Gesù”. Mentre parliamo con don Antonio, all’interno della chiesa c’è un crescente via vai di fedeli, ognuno di loro lascia qualcosa da destinare ai poveri. Fuori dalla chiesa ci sono in fila, rigorosamente educata, uomini, donne, anziani e bambini dell’Est europeo. Bulgari, russi, moldavi, ucraini, romeni, intenti a chiedere l’elemosina e qualcosa da mangiare. Il profumo del pane caldo si espande all’interno e all’esterno della parrocchia e nei volti di molti di loro si accende la luce della speranza, la speranza di mettere a tacere i brontolii dello stomaco, a volte a digiuno per troppi giorni. “Noi – riprende il presidente dell’associazione Stella cometa – cerchiamo di rispondere ai bisogni primari di questi nostri fratelli. Lo ripeto sempre ai fedeli e a coloro che regalano parte del proprio tempo a favore di queste persone più sfortunate di noi: l’accoglienza è una parola generica, diventa ricca di significati se dentro, quasi come se stessimo preparando una ricetta, misceliamo insieme ed in parti eguali, amore, carità e fede”. Don Abruzzini sa bene che veicolare il messaggio di donare qualcosa di noi stessi agli altri non è sempre facile. “Spesso il nemico peggiore di questi fratelli sfortunati non è la fame, la miseria, la vita difficile con cui devono fare i conti, ma il pregiudizio. Un fattore non legato ad una questione di indifferenza e di razzismo, ma, troppo spesso, figlio della paura”. In un angolo della chiesa, sotto la statua della Madonna, un gruppo di fedeli insegna agli stranieri bisognosi, l’Ava Maria, il Padre Nostro e le altre più conosciute preghiere della religione cattolica. “Ecco lo spirito di fede di cui parlavo. Dietro la recita di una preghiera si trova il conforto”. Quando cala la sera e il vialetto della parrocchia è ormai sgombro, in punta di piedi entrano in fila anche tanti cosentini, in difficoltà. Prima di infilare le mani nel sacco del pane e dei panini e negli scatoloni pieni di beni di prima necessità si guardano intorno e si inchinano davanti al crocifisso in segno di ringraziamento per quanto ottenuto. “Parallelamente alla cosiddetta povertà evidente, quella che porta tanti nostri fratelli stranieri a chiedere l’elemosina sui sagrati della chiese e lungo le vie principali della città o a rovistare tra i cassonetti dei rifiuti c’è – commenta don Antonio, giungendo le mani in segno di preghiera, un’altra forma di povertà, quella sommersa di nostri tanti concittadini che vivono la loro condizione di disagio con tanta dignità e anche in silenzio. Gente di ogni età che ha perso il lavoro, che vive nel sommerso, uomini e donne che hanno visto disgregarsi le certezze della loro vita”. Don Abruzzini tiene a precisare che non è solo in quest’energica azione di contrasto al fenomeno della povertà e dell’accoglienza. “Ci sono buoni collegamenti con gli enti locali, c’è una grande sintonia con il personale medico dell’Asp e dell’ospedale, nonché il sostegno dei volontari. Il mio appello – conclude – è quello di fortificare e rafforzare maggiormente questa rete di solidarietà in modo da dare risposte a chi è in cerca di conforto e di speranza”.

Pubblicità
Pubblicità .

Categorie

Social

quicosenza

GRATIS
VISUALIZZA