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Petronà, ucciso un agricoltore. Torna la paura “faida” nella Sila Catanzarese
PETRONA’ (Cz) – Fucilato per uno “sgarro”. Il tribunale dell’Antistato non riconosce, a chi sbaglia, la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. Le sentenze del sottobosco criminale sono immediatamente esecutive. Ed è con quest’inappellabile verdetto di morte che nella tarda serata di ieri è stato ”condannato” Albino Torchia, imprenditore agricolo 41enne di Petronà,
ucciso con quattro colpi di fucile caricato a pallettoni. Esplosi tutti da distanza ravvicinata. Con brutale freddezza e spietata precisione. L’agricoltore, al termine di una giornata di lavoro nel suo allevamento di bestiame. Il corpo privo di vita è stato trovato in località Manulata, una zona di campagna ad una decina di chilometri dal centro abitato. L’auto è stata trovata lungo la strada provinciale che porta nella Sila catanzarese. Immediatamente è stato lanciato l’sos, raccolto dalla sala operativa dei carabinieri. Sul posto sono arrivati i detective del 112 della Compagnia di Sellia Marina che hanno eseguito i primi rilievi e avviato le indagini. Il nome dell’uomo era già presente nei loro archivi perché in passato aveva subito un avviso orale di pubblica sicurezza, provvedimento scaturito da alcune denunce legate all’attività lavorativa dell’uomo, che aveva un allevamento di animali: gli inquirenti indagano a 360 gradi, non trascurando alcuna pista: dalla vita privata a questioni economiche. Almeno per il momento, secondo le prime sommarie indiscrezioni investigate, trapelata da ambienti vicini agli inquirenti, non ci sarebbe nessun collegamento con la sanguinosa faida dei boschi, che da queste parti conta diversi morti ammazzati nella guerra generata per lo scontro tra le cosche della marina e quelle della montagna. Al momento nulla porterebbe nella direzione di una ripresa di una faida che ormai appare sopita. I precedenti della vittima erano tutti legati proprio al suo lavoro, all’allevamento di bestiame che curava insieme al padre. Il quarantunenne, infatti, aveva un allevamento a Petronà, proprio dove è stato ucciso, e un’altra piccola azienda in provincia di Cosenza.
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