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Chiesa, gemellaggi di fede a San Pietro e Paolo
 
																								
												
												
											COSENZA – Un’integrazione “benedetta” dal Signore. La parrocchia di San Pietro e Paolo di via XXIV Maggio, è sempre più, non solo un luogo di culto ma anche, e soprattutto, il crocevia per favorire l’integrazione fra culture e etnie diverse.
L’ultimo “gemellaggio” stretto nel nome della fede è quello tra i parrocchiani della chiesa, diretta da don Antonio Abruzzini, e la numerose comunità filippina esistente in città. Donne, uomini, anziani e bambini, dai tratti orientali partecipano alla funzione religiosa, mostrando tutta la loro intensa devozione al Signore. Nella piccola parrocchia che a fatica riesce a contenere la massa di fedeli, risuonano i canti in lingua filippina, accompagnati dal ritmico e coinvolgente suono delle chitarre e dal battito delle mani. Un’atmosfera di festa che coinvolge tutti. La santa messa, officiata da due preti, è bilingue. Don Carlo, uno dei predicatori di fede più vicini alla comunità orientale, celebra la solenne liturgia in lingua inglese. Don Antonio, invece, lo fa in italiano. Con garbo, cortesia e sorrisi, le donne della comunità filippina, distribuiscono i fogli dei canti. Mentre avviene la consegna, in un angolo della chiesa i due preti accolgono i fedeli per la confessione. Anche in questo caso, nonostante la folla, tutto si svolge in perfetto ordine. Il particolare che ipnotizza l’attenzione generale è la partecipazione silenziosa dei bambini. Molti di loro non parlano bene la nostra lingua, ma con l’espressione degli occhi fanno capire di essere felici di festeggiare il nome di Dio insieme. Prima dello scambio solenne del segno della pace, don Carlo festeggia l’evento: «Fratelli e sorelle, siamo qui riuniti per asdoltare insieme la parola del Signore. Dio c’ha insegnato ad amarci e rispettarci gli uni con gli altri. E’ l’esempio che diamo agli occhi dell’Onnipotente nella sua casa ci riempie il cuore di gioia e di pace». L’intonazione dei canti e il battito delle mani è così fragoroso, da catturare l’attenzione dei passanti, anche di quelli più distratti che, incuriositi sbirciano dai vetri d’ingresso della parrocchia per vedere cosa succede. Qualcuno, non riuscendo a frenare la tentazione di immortalare il momento solenne di fede e festa, fa foto in continuazione. Il rumoroso e fastidioso suono dei click e i lampi dei flash viene “zittito” con veemenza dai due sacerdoti. Anche i mendicanti rom di etnia romena, impegnati nella raccolta dell’elemosina, smettono di porgere le mani aperte in segno di questua ed entrano in chiesa, dimenticando la loro condizione di invisibili. La fine della messa e l’andate in pace è accompagnata dai canti. La cerimonia solenne si chiude tra i sorrisi. Dalla casa del Signori tutti i fedeli escono più arricchiti, soprattutto nel cuore. 
 
                         
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
											 
		
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