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Il filo di Sophia: percorso cinematografico sulla musica funk

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Il filo di Sophia: percorso cinematografico sulla musica funk

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RENDE – Pupe calde e mafia nera, tette grosse e violenza. Sono queste le coordinate essenziali del viaggio che “Il filo di Sophia”, convintamente politically s-correct,

intende seguire, “compromettendo – si legge nel documento di presentazione dell’iniziativa – il suo futuro istituzionale, giocandosi, in un colpo solo, la stima di Laura Boldrini e quella di Piero Grasso”. Il lavoro è un’affascinante viaggio, tra cinema e musica, immagini e suoni, negli sporchi meandri di quel genere cinematografico che risponde al nome di “BLAXPLOITATION”. A condurci per mano lungo questo percorso, pistola in un pugno e dischi nell’altro, il primo afroamericano con connotati spiccatamente asiatici, FRANCESCO “CHINA” CRISTIANO (from RADIO CIROMA). L’appuntamento – spiegano i componenti de “Il filo di Sophia” è nel “ghetto” di Arcavacata martedì 9, a partire dalle fottute ore 19 (aula f2 cubo 18c). Il fenomeno della blaxploitation è un grido di libertà e di ribellione: le rivolte nei ghetti afroamericani, le battaglie per i diritti civili e l’avvento delle Pantere Nere, portò un determinato nucleo di registi a creare questa corrente, cruda quanto la realtà e sporca come il funk, che diventò come la cipolla con le patate. La blaxploitation, cioè l’unione di black (nero) ed exploitation (sfruttamento), divenne ben presto un modo per raccontare la realtà, a basso costo, con un pubblico strettamente afroamericano; nonostante gli attivisti criticarono spesso i loro stereotipi, i registi di questa corrente esaudirono la richiesta di intrattenimento dei loro fratelli, arrivando ad essere popolari anche nella popolazione bianca. Offensivo e poco valorizzante, questo termine rappresenta ancora oggi una delle correnti cinematografiche più realiste ed intrise dall’elemento musicale che, in ogni film, faceva la differenza. A colorare la serata, tanta buona musica funk e il nostro solito mangia&bevi tematico, rinominato, per l’occasione, “Funky Butt Menù” (portate TBA), in onore della vecchia Union Sons Hall di Perdido Street, a New Orleans, dove era solito suonare il pioniere del jazz Buddy Bolden, chiamata “Funky Butt Hall” (sala del sedere puzzolente), forse dalle parole di una canzone che vi aveva improvvisato uno degli uomini di Bolden, esasperato dall’odore dei corpi sudati dei ballerini nel piccolo ambiente.

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