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Baraccopoli lungo il Crati. Un lettore: “bambini sui vetri a piedi nudi”

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Baraccopoli lungo il Crati. Un lettore: “bambini sui vetri a piedi nudi”

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COSENZA – Le favelas bruzie viste dagli occhi di un cittadino.

“A Cosenza esiste un’altra città: una città brutta, sfortunata, volutamente dimenticata sia dalle istituzioni, che dai cittadini, della quale vergognarsi e cercare di nascondere, stando attenti a non aprire mai quella porta che metterebbe in risalto l’apocalittico scenario creato da tutti i difetti, i problemi, le contraddizioni e le storture di un sistema, che purtroppo non funziona più. Una città che pulsa con Cosenza come se fosse una piccola gemella Siamese, o peggio, un parassita attaccato sulla pelle e che si nutre da un corpo già smunto e vilipeso dalla crisi, dalla disoccupazione, dalla criminalità.

 

Sul greto del fiume Crati, da anni, si stanno assembrando centinaia e centinaia di uomini e donne provenienti dalle zone più povere dell’Europa dell’Est. Hanno costruito una baraccopoli che non ha niente da invidiare a quelle di Caracas, Città del Messico, Rio de Janeiro. Pareti sottili ed incerte per mettersi al riparo dal freddo, dalla pioggia, e poi dal caldo e dagli insetti. Tetti costruiti con materiali vari, teloni tagliati dalle strutture ex cupole geodetiche, cartoni, pezzi di eternit raccolti quà e là mantenuti da copertoni di autovetture, pietre, ferri  e quant’altro. Bagni all’aperto, come nella Calabria di 60 anni fà, lavanderia, anch’essa all’aperto, ricavata in una sorta di vasca naturale formata da una rientranza del fiume. Bambini che corrono e giocano tra  vetri,  chiodi,  rifiuti di ogni genere. Corrono e giocano in un’ambiente che definire malsano è veramente eufemistico. Corrono respirando odore acre di piscio e di rifiuti. Incredibile, imperdonabile, da vergognarsi. I bambini, tutti i bambini del mondo, dovrebbero essere tutelati, protetti, garantiti. Ai quali le istituzioni  dovrebbero garantire l’infanzia, la spensieratezza, la sicurezza, qui  in Italia, vengono fatti vivere così, com’è possibile? Ci sono dei topi che fanno paura, grandi come cani,  si muovono industurbati tra la gente, tranquilli nel loro habitat, anzi sembrano seccati dalla presenza degli umani, forse si chiedono come mai quelle persone vogliano vivere come loro. 

 

Com’è possibile? come è potuto succedere tutto questo in pochi anni? Nel 2001, l’allora sindaco Giacomo Mancini, consegnò le case di via degli Stadi ai Rom, cancellando così una vergogna cittadina: la baraccopoli di via Gergeri, che però, era stata fondata nei primi anni 60, quasi nell’immediato dopo guerra, quando ancora si risentiva degli strascichi del conflitto bellico. Com’è possibile che nel terzo millennio si debba vivere così? Che ancora oggi, proprio in virtù delle condizioni  in cui vivono queste persone, ci sia il rischio di disastri: alluvioni, incendi e perchè no, di epidemie? Una vera e propria bomba ecologica ad orologeria con la quale giochiamo giornalmente e pericolosamente. Una situazione allarmante e pericolosa di cui tutti dobbiamo sentirci un pò responsabili”.

 

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